La Volontà che Conta: Politica, Amore e Lavoro sotto lo Stesso Giogo
“Chi abdica alla propria volontà non conquista rispetto: diventa solo terreno in affitto per il volere degli altri.”
Non solo geopolitica: la Volontà è il centro di tutto
Si parla spesso di sovranità come se fosse una faccenda da palazzi istituzionali, ministri e trattati internazionali. Ma la verità è che la stessa dinamica si ripete nella vita di ognuno di noi.
Un Paese che abdica alla propria volontà diventa colonia.
Un uomo che abdica alla propria volontà diventa comparsa.
Come scrive Claudio Simeoni ne Il Crogiolo dello Stregone, la volontà è ciò che differenzia il vivente dal cadavere, ed è la direzione che le diamo a renderla creativa o distruttiva.
Il punto è sempre lo stesso: chi porta la volontà, guida; chi la cede, esegue.
Italia, la nazione che obbedisce
Prendiamo l’Italia. A parole, si gonfia di sovranità. Nei fatti, piega la testa: più fedele alla Casa Bianca che a Bruxelles, più pronta a eseguire ordini che a prendere decisioni autonome.
Il risultato? Una nazione che si illude di essere padrona di sé, ma che vive a ore, come un affittuario che paga la pigione in missioni militari, in silenzi e in inchini.
L’amore: chi abdica alla volontà perde il rispetto
Ora spostiamo lo sguardo nelle relazioni.
Quante volte si sente dire: “Dimmi tu cosa vuoi, io farò come preferisci”?
Questa non è generosità: è servitù volontaria.
L’illusione che accontentare l’altro basti a conquistarlo. Ma l’effetto è opposto: chi abdica alla propria volontà smette di essere desiderabile.
Una ragazza non sceglie chi le fa da specchio, ma chi le mostra un mondo che da sola non può vedere.
Se ti presenti come un servo della sua volontà, non sei uomo: sei supplica.
L’amore non nasce dal compiacere, ma dal confrontarsi.
Non dall’essere tappeto, ma dall’essere strada.
Il lavoro: dal mendicante al risolutore
Lo stesso vale per il lavoro.
Quanti candidati si presentano a un colloquio con la faccia da mendicanti di stipendio?
“Datemi una possibilità, farò tutto quello che volete.”
È l’equivalente aziendale dell’Italia che chiede protezione a Washington: sottomissione mascherata da umiltà.
Un’azienda non cerca esecutori ciechi – di quelli ne ha a bizzeffe.
Un’azienda cerca chi porta valore, chi sa risolvere problemi.
Il candidato che entra in una stanza mostrando la sua volontà – “so fare questo, e con me otterrete risultati” – non è più un peso da stipendiare, ma un investimento da trattenere.
“Vietato piegarsi alla volontà altrui: chi abdica, in amore come al lavoro o in politica, smette di essere protagonista e diventa comparsa.”
Imparare a essere padroni del proprio futuro
“Chi non allena la volontà nel presente, si condanna a vivere da esecutore nel futuro.”
Molti ragazzi che lavorano nell’attività dei genitori – che sia uno stabilimento balneare, un bar o un negozio – la vivono come una condanna.
Dicono: “Non ho una vita mia, devo stare qui.”
Ma la verità è che proprio in quei momenti si decide che tipo di persona diventeranno.
Se affronti il lavoro con lo sguardo spento, resterai sempre esecutore: non vedrai possibilità, non costruirai autonomia, non allenerai la tua volontà.
Se invece impari a metterci presenza, iniziativa e decisione, anche l’attività familiare diventa palestra per il futuro: smetti di agire da ospite e cominci ad agire da proprietario.
Perché la libertà non è dire “voglio una vita mia”, ma saper costruire quella vita attraverso gli impegni che scegli e sostieni.
Un giovane che non fa lo sforzo di volontà oggi, non agirà mai da protagonista domani.
Come ricorda Simeoni ne Il Crogiolo dello Stregone, la volontà d’esistenza non è dominio, ma capacità di affrontare e trasformare la quotidianità.
La differenza è sottile ma definitiva:
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chi subisce il lavoro familiare, resta schiavo della volontà altrui;
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chi ci mette la propria volontà, si prepara a diventare libero davvero.
La Volontà come cardine dell’identità
Sia in amore che nel lavoro, la volontà non è un optional: è la colonna vertebrale.
Un Paese che non decide il proprio destino, diventa campo di battaglia per gli altri.
Una persona che non porta la propria volontà, diventa un terreno in affitto per il volere altrui.
Come sottolineato in Il Crogiolo dello Stregone, la volontà è sempre veicolata dagli esseri viventi: se non è diretta al bene, viene trasformata in potere di dominio.
Con volontà: attrai, proponi, guidi, trasformi.
Senza volontà: mendichi, obbedisci, implori, svanisci.
L’errore più grande: credere che obbedire sia amore o lavoro
Il sistema sociale ci educa a pensare che obbedire sia virtù.
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A scuola: alza la mano, ripeti a memoria, non disturbare.
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In famiglia: fai il bravo, accontenta tutti, non discutere.
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In politica: “alleanza” significa piegati e taci.
E così cresciamo convinti che per piacere a qualcuno – donna o datore di lavoro – dobbiamo essere disponibili a rinunciare a noi stessi.
È il più grande inganno culturale: l’idea che l’obbedienza renda amabili.
In realtà, chi non porta volontà, non lascia traccia.
L’arte di portare volontà senza imporla
Attenzione, però: portare la propria volontà non significa imporre, schiacciare o manipolare.
Non è l’autoritarismo del caporale che grida. È molto di più: è mostrare con chiarezza dove si va e perché.
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Con una ragazza, non vuol dire comandare: vuol dire avere un mondo interiore così vivo che lei voglia entrarci.
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Con un’azienda, non vuol dire sentirsi padroni: vuol dire sapere con precisione quale problema puoi risolvere e come.
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Con una nazione, non vuol dire chiudersi: vuol dire trattare da pari, non da servo.
La dignità della volontà
"La volontà decide chi guida e chi obbedisce: in politica, amore e lavoro. Senza volontà sei comparsa, con volontà diventi protagonista."
C’è dignità solo dove c’è volontà.
Un Paese che dice “no” agli interessi altrui, anche pagando un prezzo, è rispettato.
Un uomo che dice “questo sono io, e se non ti piace va bene lo stesso” è desiderato.
Un lavoratore che mostra valore invece di supplicare possibilità, trova spazio.
Non è arroganza, è presenza.
Non è superbia, è radicamento.
Rifletti: la scelta che spetta a ognuno di noi
Il problema non è mai l’altro – né la Casa Bianca, né la ragazza, né l’azienda.
Il problema è se abbiamo la volontà di essere ciò che siamo.
Se abdichiamo, saremo sempre terra di conquista.
Se portiamo la nostra volontà, diventeremo terreno fertile per relazioni autentiche, per lavori veri, per una politica che non si piega.
In fondo, la domanda è una sola:
vuoi essere colui che esegue o colui che sceglie?
Perché la volontà non si divide: o la porti tu, o la subisci dagli altri.
“Vietato vivere della volontà altrui: sul lavoro, con una ragazza o con l’ennesima americanata. La volontà che conta è la tua.”
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