Liberi di dubitare
Non sei libero finché non dubiti di ciò che chiami verità.
Hai mai esplorato le radici filosofiche del nostro modo di pensare?
Ci hanno educati a credere che il pensiero fosse una conquista.
In realtà ci hanno solo insegnato a scegliere tra pensieri già pensati da altri.
Fin da piccoli, la voce del mondo ci ha recitato il copione:
giusto / sbagliato, buono / cattivo, normale / deviato.
E noi, bravi attori inconsapevoli, abbiamo imparato le battute senza chiederci chi le avesse scritte.
Eppure, a un certo punto, qualcosa si incrina.
Quando dubiti, inizi a esistere
Non serve una rivelazione mistica.
A volte basta una domanda che ti coglie di spalle, mentre lavi i piatti, mentre ascolti una banalità che improvvisamente non suona più innocua.
E se non fosse vero?
E se tutte le certezze che ci hanno venduto fossero solo confezioni vuote?
La paura arriva subito.
Perché dubitare non è elegante. Non è comodo. Non è premiato.
È come guardare il pavimento e scoprire che sotto non c’è niente.
Ma è anche il momento in cui inizi davvero a camminare da solo.
Pensare è un atto rivoluzionario. Non un'opinione ben detta.
Le idee del passato? Alcune erano oro.
Altre catene lucidate.
Distinguere le une dalle altre non è esercizio da salotto, è un dovere per chi non vuole vivere da replicante.
Chi pensa davvero non cerca verità da accettare, ma verità da sfidare.
Costruisce, rompe, riformula.
E lo fa non per ribellione, ma per necessità.
Non sei ciò che credi. Sei ciò che osi mettere in discussione.
La verità non si eredita. Non si compra.
Non si prende a prestito da una citazione colta o da una dottrina antica.
La verità non è una risposta. È una ferita sempre aperta.
Chi ha il coraggio di pensarla, lo sa:
non c’è punto d’arrivo. Solo traiettorie da percorrere,
e menzogne da sradicare.
Tu non sei le idee che ti abitano.
Sei lo spazio che resta quando le metti tutte in dubbio.