Cavalca l’Onda Ma Resta Oceano

TU NON SEI IL FASTIDIO. SEI CIÒ CHE LO OSSERVA

Quando il Solletico di una Formica, il Moto di un’Onda e la Voce dell’Oceano Rivelano Chi Sei Davvero

«Chiudi le porte dei sensi quando senti il solletico di una formica. Allora.»
— dal Libro dei Segreti, Vigyana Bhairava Tantra, commentato da Osho

Non una poesia. Non una metafora new age per anime da spa. Ma una lama. Un taglio netto, verticale, che separa te da ciò che ti possiede.

La formica non è un insetto. La formica è tutto ciò che ti solletica: la rabbia, l'ansia, il dolore al collo, il messaggino letto e non risposto, la voce nella testa che ti dice "non stai facendo abbastanza". Quella è la formica. Quella è l'esca.

E tu? Tu sei il pesce.

E invece abbocchi. Sempre. Ti dimeni, reagisci, ti agiti. Ti identifichi con ciò che ti attraversa.

Come se un profumo fosse te. Come se un pensiero fosse tuo. Come se il clacson che ti spacca i timpani nel traffico fosse un attacco personale al tuo destino.

No, caro mio. Quella è un'onda. E tu sei l'oceano.

TU SEI L’OCEANO, NON L’ONDA

Non sei i tuoi pensieri. Sei ciò che li guarda dissolversi.

Ci sono giorni in cui un pensiero sembra una sentenza. Una parola nella mente che si gonfia come un’onda, ti travolge e ti fa credere che tu sei lei:

“Sono sbagliato.”
“Non ce la farò.”
“Non mi ama.”

E invece no.

Tu non sei quel pensiero. Sei ciò che l’ha visto nascere e ciò che lo vedrà passare. Proprio come il mare non è mai l’onda. È l’immensità che la contiene, la lascia agitarsi e poi svanire.

Il pensiero è un'onda. Tu sei il mare sotto.

Un pensiero non è un fatto. È solo un movimento temporaneo della mente, che cambia con la stanchezza, con il tempo, con la digestione.

Hai mai notato come a stomaco vuoto tutto sembri più cupo? Come dopo una notte insonne ogni problema sembri insormontabile? Come basta un messaggio ignorato per convincerti che non vali nulla?

Eppure, se mangi, se dormi, se respiri un attimo… cambia tutto. Quel pensiero che sembrava vero un attimo prima, ora è svanito. Come un sogno al mattino.

Ma quando arriva, gli credi. Ti sembra importante. Ti sembra tuo.

“Sto male.”
“Non valgo.”
“Devo capire cosa fare.”
“Perché mi sento così?”

E così ti agiti, ti muovi, reagisci. Ti attacchi.

Diventi l’onda.

Ma l’onda non è il mare. È solo una sua increspatura temporanea. Tu non sei quel pensiero. Tu sei quello che lo vede passare.

LA TECNICA: SPEGNITI PER ACCENDERTI

Sei in macchina, intrappolato nel traffico. Il clacson dietro, la tensione nel collo, il pensiero che farai tardi. Stop. Fermo.

Trova il solletico. Il punto di contatto. L'inizio del fastidio.

Chiudi le porte. Non puoi chiudere gli occhi? Allora distogli lo sguardo. Guarda il volante come se fosse un oggetto dimenticato. Immagina che i suoni siano solo vento. Il tuo corpo? Una statua.

Trattieni il respiro. Cinque secondi. Dieci. Non per morire, ma per sospenderti. Come se il tempo si piegasse.

Diventa pietra. Sei un albero, sei Shiva, sei un astronauta nel vuoto. Qualcosa c'è, ma non sei tu.

E Allora...

L'"ALLORA": QUELLO CHE NON SI SPIEGA

Shiva non lo spiega. Osho non lo spiega. Nemmeno la tua mente, se è onesta, sa cosa sia.

È l'istante in cui la reazione si arrende. Il momento in cui senti che il dolore è ancora lì, ma non ti riguarda. La tensione c'è, ma non è tua.

È la libertà senza trionfo. La pace senza catarsi. La verità senza spiegazione.

Tu non sei scomparso. Sei rimasto. E questo basta.

DOPO?

Cosa succede quando non sei più la persona di sempre? Quando ti accorgi che i tuoi pensieri non ti comandano, che non sei obbligato a reagire a tutto, che il dolore può accadere senza dover diventare identità?

Succede che inizi a vivere con una libertà nuova.

  • Non cerchi più guru che vendono pagliacciate spirituali.

  • Non hai più bisogno di seguire un leader politico o morale.

  • Non affidi a nessuno la responsabilità della tua vita.

Ti ascolti. Ti rispondi. Ti costruisci.

E chi vuoi intorno? Non chi ti convince. Ma chi ti risuona. Non chi guida. Ma chi cammina con te, forte del proprio silenzio.

Quello che cambia è lo sguardo. La postura. Il punto da cui parti.

Non ti metti più al centro del caos. Ma al fondo. Come il mare. Immobile. Che osserva.

CONTROBATTRE È SMETTERE DI REAGIRE

Controbattere non è urlare più forte. Non è vincere la discussione. Non è spiegare le proprie ragioni a chi non ha orecchie.

Controbattere è non abboccare. Non identificarsi. Non reagire automaticamente.

È avere un centro che non si compra, non si elemosina, non si difende. È restare fermi mentre tutti si dimenano.

ESPERIMENTO PER CHI HA IL CORAGGIO

  • Trova un fastidio.

  • Fissa quel punto.

  • Chiudi gli occhi.

  • Diventa pietra.

  • Resta.

Se qualcosa rimane, quello sei tu.

Se non rimane nulla, ancora meglio: hai appena incontrato l'invisibile che ti abita.

IL FASTIDIO NON È TUO

Il fastidio accade. Ma tu non sei il fastidio.

Il pensiero arriva. Ma tu non sei il pensiero.

La formica cammina. Ma tu non sei la sua zampa.

Tu sei ciò che resta quando chiudi le porte.

E se hai il coraggio di farlo, Allora...

UNA VOCE, UN’ONDA, UN OCEANO

Anche quando parli, lo senti. La voce esce: decisa, tremolante, fiera, ansiosa. E tu sai se stai parlando da oceano o da onda.

Un tono sicuro non si compra con un corso di comunicazione: viene da dentro. Dal fondo.

La tecnica funziona anche qui. Quando parli, chiediti: sto parlando perché reagisco o perché rispondo da ciò che sono?

Puoi chiudere gli occhi anche solo un secondo prima di rispondere. Sentire il corpo. Sentire il punto fermo.

E da lì parlare.

Questo vuol dire che la tecnica vale ovunque. Non solo nella meditazione. Non solo nel dolore. Ma nel traffico, in un discorso, in una decisione.

Ovunque ci sia una "formica" che ti tocca, puoi chiudere i sensi. E restare.

E allora... non sei più la voce. Sei ciò che la emette.

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