Costruirsi nel Silenzio del Confronto
Lo Decido Io

Il coraggio di misurarsi con il mondo senza chiedere il permesso di esistere

“Non è il pubblico a decidere se sei bravo, ma il mondo che scegli come specchio.
Più alto è il confronto, più chiara diventa la tua grandezza.”

L’atto di nascere ogni volta che costruisco

Ogni volta che metto mano a Controbattere – Oltre il Pensare o ad Apprendisti Seduttori, non sto solo costruendo due siti.
Sto costruendo me stesso!
Ogni parola che scrivo, ogni immagine che scelgo, ogni connessione che creo è una forma di respiro: un modo per dire io ci sono, in un mondo dove molti parlano, ma pochi ascoltano davvero.

Essere bravo, per me, non è un riconoscimento.
È un atto di presenza.
Lo decido io, ogni volta che mi confronto con ciò che faccio, non per giudicarmi ma per conoscermi.

Il mio metro non è il pubblico, è la profondità

Non ho bisogno di applausi, ho bisogno di confronto.
Per questo mi misuro con chi, nel proprio campo, ha toccato l’essenza dell’essere umano:
Osho e Claudio Simeoni, per il coraggio di rompere gli schemi della mente.
Sadhguru, per la chiarezza con cui parla al corpo e all’anima.
Gratteri e Orsini, per la lucidità con cui mostrano la struttura del potere.
Tayson o Maradona, per la loro forza animalesca, istintiva, indomabile.

Non per copiarli, ma per sentire il grado di vita che li attraversa — e vedere quanto io stesso vibro di quella stessa intensità.

Il confronto come forma di libertà

Chi non si confronta, si condanna all’immobilità.
Io invece vivo nel confronto, perché solo lì capisco dove sono.
È come suonare la batteria accanto a musicisti veri: non importa se sbagli, importa che senti quando sbagli. È quel sentire che ti fa crescere.

Non c’è umiliazione, c’è realtà.
E la realtà è la mia più grande maestra.

Il vero confronto non è con gli altri, ma con ciò che rimane di noi quando il mondo ci osserva.

Il confronto invisibile

A volte il confronto non nasce da una parola, ma da una sensazione che ti attraversa.
Ti siedi in un locale e ti accorgi che qualcosa, intorno, sembra misurarti.
Un gesto, un tono, uno sguardo appena accennato: è come se l’aria ti chiedesse di giustificare la tua presenza.

Per un attimo lo senti dentro, quel dubbio sottile — valgo davvero ciò che sento di valere? — ma subito dopo arriva la risposta, chiara, nel corpo: sì.
Perché in quel luogo ci sei con tutto te stesso.
Non per dimostrare qualcosa, ma perché ti appartieni.

Non hai bisogno di piacere, perché sai di appartenere a ciò che ami.
Il confronto, allora, smette di essere con gli altri e diventa con te: con la tua stabilità, con la tua calma, con la tua capacità di restare centrato anche quando tutto intorno sembra oscillare.

È lì che capisci che il vero potere non è attirare attenzione, ma emanare presenza.
Chi cerca di piacere occupa lo spazio degli altri.
Chi è presente, invece, fa esistere lo spazio in cui si trova.

“Ci sono persone che cercano attenzione, e altre che emanano presenza.
Le prime vogliono essere viste, le seconde vivono come se fossero già a casa.”

Controbattere e AS: due specchi, un solo respiro

Controbattere – Oltre il Pensare è il luogo dove la filosofia incontra il corpo, dove la mente smette di spiegare e inizia a sentire. È lì che esploro la volontà, la presenza, la verità vissuta.
Non scrivo per dimostrare di avere ragione, ma per vedere fino a dove posso arrivare.

Apprendisti Seduttori, invece, è la mia palestra del reale.
Un laboratorio dove l’energia del desiderio incontra la psicologia, la comunicazione e la libertà personale. Non parlo di seduzione per attrarre, ma per capire come l’essere umano si costruisce nel rapporto con l’altro.

In entrambi i progetti, non cerco consenso: cerco coerenza.
E questo, più di ogni applauso, mi fa sentire vivo.

Il valore dell’esperienza vissuta

Ho ascoltato filosofi, sportivi, psicologi, artisti, rebirther, attori e musicisti.
Non per assorbire ciò che dicono, ma per sentire come lo dicono.
Perché la vera conoscenza non è mai solo nelle parole, ma nella qualità di presenza di chi le pronuncia.

Da ogni incontro porto a casa un segno, un riflesso.
Non cerco maestri, ma esperienze che mi spingano a ridefinire i miei confini.

E quando torno a lavorare ai miei siti, mi accorgo che ogni riflessione, ogni scelta grafica, ogni testo non è altro che un frammento di tutto ciò che ho vissuto, ascoltato e interiorizzato.

La misura di me

A volte mi chiedo: quanto sono bravo?
E subito mi accorgo che la risposta cambia ogni giorno, perché non è mai definitiva.
La bravura non è un traguardo, è un movimento.
È la distanza che separa ciò che sono da ciò che posso ancora diventare.

Io decido se sono bravo perché conosco la mia strada.
Conosco le ore di silenzio, le prove, gli errori, le intuizioni.
Conosco i limiti, ma conosco anche la mia direzione.
E questo basta.

Il coraggio di riconoscersi

Alla fine, non è una questione di successo, ma di autenticità.
Chi si misura con il mondo non per sentirsi inferiore, ma per sentire quanto può ancora crescere, ha già vinto.

Essere bravo non è arrivare, è sentirsi in cammino con consapevolezza.

“Non cerco approvazione.
Mi confronto con ciò che amo,
e in quel confronto riconosco la mia forza
.”

Controbattere – Oltre il Pensare è dove la conoscenza diventa esperienza e l’esperienza diventa potere reale!

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