Dove Non Si Sceglie, Ma Si Sente

Il Desiderio Non Si Sceglie: Ti Chiama, Ti Attraversa, Poi Svanisce.

Come la società moderna ha sterilizzato il desiderio trasformando la sessualità in una caricatura igienizzata di sé stessa.

La sessualità oggi è come un’opera d’arte incorniciata nei bagni di un centro commerciale: pulita, luminosa, e completamente priva di odore. Non offende, non stimola, non ferisce. È lì, esposta come se fosse un accessorio. Ma l’eros – quello vero – non è mai stato un accessorio. L’eros vero puzza, vibra, scombussola. E soprattutto: non chiede il permesso d’esistere.

La società moderna, invece, ha educato il desiderio a chiedere permesso, a compilare moduli di consenso, a lavarsi le mani prima di toccare anche solo il pensiero dell’altro.

La crisi del corpo e la pornografia delle intenzioni

Chi oggi osa ancora toccare il proprio desiderio senza prima leggere il bugiardino? Nessuno, o pochi. Perché il desiderio – quello non impacchettato, non filtrato, non convertito in slogan pubblicitari – è diventato qualcosa da temere. Il corpo non è più carne viva: è una simulazione digitale, uno sfondo Instagrammabile. Il desiderio è stato ridotto a interazione, la seduzione a notifica, il contatto a vibrazione.

Ma ciò che manca è proprio la carne, il rischio, il fallimento.

Il vero desiderio non si realizza mai davvero. Si rincorre, si inventa, si disfa. È un progetto infinito, non un evento da confermare sul calendario. È proprio per questo che la pornografia – che pretende di rappresentare il desiderio – finisce invece per annientarlo: lo inchioda al risultato, lo misura in durata e performance. Ma il desiderio non ha tempo né metrica. Ha solo urgenza e mistero.

Il corpo educato a non sentire

Abbiamo insegnato al corpo a essere obbediente, produttivo, seduto e ben illuminato. Gli abbiamo tolto il diritto alla goffaggine, all’incertezza, al fremito. Gli abbiamo detto che non deve sbagliare, che deve piacere, che deve rispondere.

Ma il corpo, per essere vivo, ha bisogno di non sapere cosa farà tra un minuto. Di potersi anche sbagliare, di poter tremare, ritrarsi, desiderare, senza doverlo spiegare a nessuno – nemmeno a sé stesso.

"Non è lei che deve scegliere me.
È il mio sentire che riconosce se c’è luce… o ombra.
E se c’è solo silenzio, non corro.
Ascolto. E proseguo nella mia direzione."

L’educazione sessuale che non educa nessuno

Ci si illude che basti una pubblicità ben fatta con colori pastello e una coppia multietnica sorridente per parlare di educazione sessuale. Ma quella è pubblicità alla prevenzione, non educazione al desiderio.

L’educazione vera – se deve esistere – dovrebbe insegnare che il desiderio è un dialogo costante tra la propria paura e il proprio coraggio. Non si tratta di evitare le malattie, ma di imparare a sentirsi interi mentre ci si avvicina a qualcuno. E per farlo, serve più poesia e meno protocollo.

La pornografia non è il problema. L’anestesia sì.

Non è la pornografia il problema: è l’uso che se ne fa come anestetico. Perché se l’atto più intimo diventa un esercizio da palestra visiva, allora anche l’intimità diventa un allenamento alla perfezione.

E allora si capisce perché, oggi, la sessualità non è più desiderata: è prevista, è calendarizzata, è sospettata. Ma mai davvero vissuta.

Una nuova etica dell’eros

Non serve recuperare la “sessualità autentica” come fosse una macchina d’epoca: serve riconoscere che il desiderio non si può autenticare, si può solo rischiare. E rischiare è una pratica che oggi fa paura, perché non è né sicura né garantita. Ma è l’unica che ci rende vivi, in un mondo dove tutto è già assicurato, sterilizzato, prevedibile.

Serve, più che mai, un’etica del desiderio che non cerchi di moralizzarlo o ingabbiarlo, ma che lo onori nella sua capacità di rivelare chi siamo – quando smettiamo di recitare il personaggio della nostra identità.

Ultima Brezza (utile e umana)

Non basta parlare di preservativi per vivere bene il proprio corpo.
Serve una nuova consapevolezza che dica:
Io non sono qui per piacere o per essere scelto.
Sono qui per sentire dove c’è vita, e dove invece c’è soltanto assenza.

Non inseguo ciò che non vibra con me.
Cammino con chi illumina il mio passo.”

E se una campagna pubblicitaria riesce anche solo per un attimo a suggerire questo – ben venga.

Ma tutto il resto, caro lettore, tocca a te:
Disimparare l’idea che il desiderio debba essere perfetto.
E iniziare a vivere – non come previsto – ma come sentito.