Perché Scrivere su Controbattere – Oltre il Pensare
«Scrivere non è aggiungere parole al rumore, ma incidere crepe nel silenzio complice delle verità prefabbricate.»
Non è un sito, è un rischio.
Scrivere qui non significa aggiungere un contenuto alla pila del web. Significa togliere veli, intaccare superfici, sporcare l’acciaio lucido della menzogna con l’acido del dubbio.
Ogni articolo pubblicato su Controbattere – Oltre il Pensare è un atto di insubordinazione mentale. Non nasce per spiegare, né per educare, né per coccolare. Nasce per scuotere. Per ferire. Per trasformare.
Non informare, ma trasformare
Su Controbattere – Oltre il Pensare i nomi ci sono: presidenti, santoni, mistici, modelle, sportivi, politici, scienziati.
Ma non ci sono per fare cronaca, gossip o idolatria.
Ci sono perché l’artista deve affrontarli.
Non come persone, ma come maschere. Non come protagonisti di una fiction, ma come sintomi culturali: figure che rappresentano le logiche, i vuoti, le anestesie del nostro tempo.
Qui non si raccontano fatti: si dissezionano meccanismi.
Come l’obbedienza mascherata da disciplina.
Come il silenzio travestito da immagine.
Come la fede cieca che si traveste da scienza, e la scienza che si svende a marketing.
Scrivere su Controbattere significa prendere un frammento di realtà, aprirlo con il bisturi, mostrarne i nervi, ricomporlo in visione.
Non per dire cosa pensare, ma per allenare il come.
Un sito per artisti
Qui non si scrive per i consumatori di contenuti. Qui si scrive per gli artisti.
E artista non è la macchietta romantica da manuale: il pittore maledetto, il musicista ubriaco, lo scrittore con la sciarpa nera.
Artista è chiunque viva creativamente.
- Lo scultore che plasma la pietra.
- Il filosofo che smonta un dogma.
- Lo psicologo che rompe uno schema.
- L’ipnotista che apre nuove percezioni.
- Il mistico autentico che illumina senza ricette preconfezionate.
- Lo stilista che piega un tessuto in un’idea.
- Il calciatore che inventa un gesto mai visto.
- Il DJ che trasforma tre suoni banali in un’onda che fa vibrare sconosciuti in un unico corpo.
Scrivere su Controbattere significa offrirgli materia viva, strumenti taglienti, prospettive da intrecciare. Perché l’artista non cresce con la cronaca, ma col confronto.
Un laboratorio, non un archivio
Ogni testo è un esperimento.
Filosofia, politica, cinema, scienza, vita quotidiana: qui si mescolano senza pudore. Non per catalogare, ma per contaminare.
Scrivere su Controbattere è come suonare in un’orchestra senza spartito: ognuno porta il suo strumento, la sua tonalità, il suo eccesso. Insieme non fanno ordine, fanno visione.
Questo non è un archivio. È un’officina.
Non è una biblioteca. È un campo di battaglia.
Qui non si aggiungono libri sugli scaffali, qui si incendiano scaffali interi per vedere cosa resta in piedi.
La verità non è un dogma, ma un mosaico
Qui nessuno ha la verità in tasca.
Ognuno porta la propria, e ogni verità, per quanto possa sembrare solida, porta con sé altre verità, anche quelle che restano nell’ombra.
Scrivere su Controbattere significa riconoscere che ogni punto di vista è un frammento, e che il rischio più grande è scambiare il frammento per il tutto.
Ogni articolo illumina una parte, ma nel farlo lascia in penombra qualcos’altro. È proprio lì, in quella zona d’ombra, che l’artista deve spingersi: per cogliere ciò che sfugge, ciò che distrae, ciò che non si vede al primo sguardo.
Qui non si cerca di imporre una verità. Qui si impara a riconoscere le verità altrui, le contraddizioni, gli sfondi dimenticati, e a usarli come materia prima per creare.
Perché scrivere, allora?
Perché scrivere su Controbattere non consola, ma accende.
Non serve a costruire un pubblico, serve a distruggere un pregiudizio.
Non ti rende popolare, ti rende necessario.
Chi scrive qui non vuole dire: “seguimi”. Vuole dire: “provaci anche tu, se hai il coraggio”.
Rifletti
Scrivere su Controbattere – Oltre il Pensare serve all’artista.
Perché ogni articolo è un varco, un attrezzo da banco, una scossa elettrica.
Serve a chi non si accontenta di essere spettatore, ma pretende di essere creatore.
Serve a chi sa che l’arte non è decorazione, ma ferita.
Scrivere qui non è aggiungere parole al rumore. È rischiare parole che aprono.
Non è dire agli altri cosa pensare. È mostrare come, attraverso lo sguardo dell’artista, la realtà può essere rifatta da capo.
