La Favola del Dio Donna: Altare, Bancomat e Soldati travestiti da Santini di Cartapesta
«Non è questione di femminismo o maschilismo: è idolatria. Hanno tolto il Dio barbuto e ci hanno messo al suo posto la Donna-Dio, con l’altare fatto di bancomat e borse firmate. Ma chi continua a inginocchiarsi davanti a questo idolo non sta amando: sta solo pagando la propria condanna.»
Non c’è più Dio Padre, e meno male. Ma al suo posto ci hanno messo la Donna, quella con la maiuscola che non è carne, né ossa, né nemmeno fiato: è un idolo da supermercato, un manichino con la carta di credito incorporata. Pregata e santificata da maschi che non sanno nemmeno più portarsi a letto il proprio desiderio senza chiedere l’autorizzazione preventiva a un algoritmo.
Il trucco è vecchio: cambiare il nome all’idolo, ma non alla logica. Dall’onnipotente barbuto al seno rifatto di silicone, dal sacrificio sull’altare al sacrificio al bancomat. E gli uomini, quei poveri di spirito che nel 2025 ancora si credono furbi, applaudono, gridano “libertà, uguaglianza, emancipazione!” mentre infilano la carta nella fessura e digitano il pin come fosse il rosario.
L’equivoco del “vantaggio”
Non è mai stata questione di parità. La parità è quella che sbandieri quando vuoi sembrare civile. Poi arriva la vita vera e si vede subito la mano che scivola verso il portafoglio di qualcun altro. Libertà sì, ma senza perdere i privilegi. Autonomia sì, ma senza mollare le comodità.
E chi osa dire “scusa, ma qui il conto lo dividiamo” si becca l’anatema: taccagno, poco uomo, uomo di merda. La stessa liturgia di insulti che serve a proteggere il nuovo idolo dall’eresia del buonsenso.
Il proverbio proibito: chi chiede paga
È semplice come un bicchiere d’acqua, ma nessuno osa più dirlo: chi chiede, paga. Se invito io, offro io. Se mi chiedi tu, paghi tu. Punto.
E nei locali è la stessa cosa: se sei tu a volere la bottiglia, allora sei tu a metterci i soldi. Non esiste che chiedi e poi ti aspetti che paghi qualcun altro.
Ma questa regola elementare viene cassata come apocrifa, perché minaccia di far crollare la chiesa del Dio Donna. Perché la coerenza è il vero diavolo: non puoi chiedere indipendenza e contemporaneamente pretendere di essere mantenuta.
L’uomo: martire o complice?
Qui non si tratta nemmeno di donne, ma di uomini che non hanno imparato a dire no. Che non hanno mai pensato di costruire regole loro, e si limitano a subire quelle imposte. Uomini che si fanno pedine, che si raccontano vittime, e intanto giocano nello stesso schema che fingono di odiare.
Un uomo sveglio non si offende, ma non si inginocchia neanche. Si alza dal tavolo se la partita è truccata. Non compra amore a rate, non si fa fregare dalla religione del mantenimento.
Oltre il contratto, la coerenza
Ogni volta che un rapporto diventa solo un elenco di spese, non è più un rapporto: è una fattura. Non è più amore: è transazione.
E allora la domanda vera non è “chi paga?”, ma “che cosa stiamo costruendo?”. Se la risposta è “vantaggio”, allora stai con un contabile, non con una compagna.
Quando la donna diventa racconto altrui
Basta guardare le parate militari: file ordinate di donne in divisa, fucile in mano, vestite di rosso, bianco, verde, trasformate in icone marziali, simboli estetici di potere nazionale.
In occidente, la donna viene narrata come idolo fragile da mantenere. In oriente, come soldato disciplinato da esibire.
Cambia la cornice, ma la logica resta identica: la vera voce delle donne reali – quelle che non sono né dee né marionette – sparisce, sostituita dal racconto che altri vogliono fare di loro.
La bestemmia necessaria
Il nuovo credo è chiaro: adorare la Donna-Dio, pagare le decime, inginocchiarsi. Ma la bestemmia necessaria è questa: non serve parità, non serve mantenimento, serve coerenza.
Vuoi libertà? Bene, ma rinunci ai privilegi. Vuoi rispetto? Dai rispetto. Vuoi autonomia? Cammina sulle tue gambe.
Ecco la verità che i devoti non vogliono sentire: non è questione di donne contro uomini, ma di idoli contro persone.
Chi continua a piegarsi resta fedele a un culto morto.
Chi smette di credere, invece, comincia a vivere.
«La vera rivoluzione non è smettere di pagare, ma smettere di inginocchiarsi. Non davanti a un Dio, non davanti a una Donna-Dio, non davanti a un privilegio travestito da parità. La misura di un uomo non è nel conto che salda, ma nella coerenza che pretende. Chi accetta di pagare per essere amato comprerà solo illusioni; chi invece mette confini chiari costruirà relazioni reali, dove nessuno è idolo e nessuno è bancomat.»
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