Le Tre Scimmie della Sovranità Interiore
“Chiudere i sensi non è ignorare il mondo, ma impedire che il mondo decida chi sei.”
C’è una differenza enorme tra chi ignora per paura e chi chiude i sensi per scelta.
Entrambi tacciono, ma solo uno resta sovrano del proprio spazio interiore.
Da secoli vediamo le tre scimmie con le mani su occhi, orecchie e bocca.
“Non vedo, non sento, non parlo.”
Molti le hanno interpretate come simbolo di chi si volta dall’altra parte, di chi finge di non sapere.
Ma se le osservi da un’altra prospettiva, diventano tutt’altro: un antico rito di centratura.
“Non ti sento” – Il firewall mentale
Non significa che le orecchie non registrano il suono.
Significa che la mente rifiuta di elaborare quel suono come messaggio degno di entrare.
È un atto di igiene percettiva: filtri ciò che ti attraversa.
È come dire: “Puoi parlare quanto vuoi, ma la mia coscienza non è la tua discarica.”
“Non ti guardo” – Il ritiro del valore
Gli occhi possono vedere, ma lo sguardo è un gesto sacro.
Guardare significa dare importanza, nutrire ciò che si osserva.
Quando dici “non ti guardo”, non neghi la realtà visiva:
ritiri il valore da quella presenza, la privi dello status di interlocutore.
Il tuo campo energetico si chiude come una conchiglia che non vuole sabbia dentro.
“Non ti parlo” – Il sigillo
Il silenzio è l’ultima frontiera della libertà.
“Non ti parlo” non è rifiuto, ma rifiuto di entrare nel tuo gioco.
Non concedi appigli.
È la versione umana dell’“Allora!” di Shiva: il punto in cui l’altro smette di esistere nel tuo spazio interiore.
Dal rifiuto alla sovranità
Senza intenzionalità, “non vedere, non sentire, non parlare” è solo paura o rimozione.
Con intenzionalità, diventa un firewall energetico, una dichiarazione di presenza.
È il modo in cui il corpo, la mente e la volontà si alleano per proteggere il proprio equilibrio.
Non stai ignorando il mondo:
stai scegliendo dove far scorrere la tua energia.
Stai dicendo:
“La mia attenzione non è un bene pubblico. La concedo solo a ciò che la merita.”
Quando chiudere i sensi non significa chiudere la vita
Ma attenzione: chiudere i sensi non è disattivarli.
Non è smettere di vedere o sentire per paura, né rinunciare a reagire quando serve.
Se qualcuno ti minaccia, ti provoca o cerca di metterti le mani addosso, il corpo non deve chiudersi, deve aprirsi: gli occhi diventano più acuti, l’udito si fa preciso, l’energia si compatta nel centro.
In quel momento la vera sovranità non è il silenzio, ma la presenza totale.
Chiudere i sensi, in senso simbolico, significa invece scegliere cosa far passare attraverso di sé.
È dire: “Non permetto al tuo veleno di entrare.”
È il confine tra la fuga e la lucidità selettiva.
Tra chi si protegge per paura e chi si custodisce per scelta.
Perché difendersi non significa rinunciare a sentire, ma imparare come sentire.
Non è spegnere il radar, è imparare a usarlo con maestria.
Il perché che cambia tutto
Ma perché tutto questo abbia senso, serve un perché.
Chiudere i sensi senza aver compreso il motivo è come serrarsi in una stanza buia senza sapere da chi ci si sta proteggendo.
È la differenza tra chi fugge e chi si custodisce.
Solo quando la risposta nasce da dentro — non da una ferita ma da una scelta — allora il silenzio diventa davvero sovranità.
Perché il silenzio non è assenza di parole, è presenza di sé.
Non è un muro, ma una soglia.
E da quella soglia, la coscienza osserva e decide a chi concedere accesso.
L’eco della libertà interiore
In quel silenzio consapevole non c’è chiusura, ma ordine.
Il rumore del mondo continua, ma non entra più come un’onda cieca:
diventa musica di fondo, che non turba il ritmo della tua presenza.
Allora comprendi che non è il mondo a definirti, ma la qualità del tuo ascolto.
E che non ascoltare, non guardare, non parlare non sono negazioni,
ma strumenti di libertà.
È lì che nasce la sovranità interiore:
non quando reagisci a tutto, ma quando scegli a cosa dare valore.
Non quando ti difendi dal mondo, ma quando riconosci la tua forza di restarne libero dentro.
“Il vero silenzio non nasce dal non udire, ma dal sapere cosa non merita d’essere ascoltato.”
---
✦ Nota: Alcuni link presenti nell’articolo sono link di affiliazione Amazon. Se effettui un acquisto tramite questi link, riceveremo una piccola commissione (senza costi aggiuntivi per te). Grazie per sostenere Controbattere – Oltre il Pensare e la diffusione della conoscenza libera.
---
Tutti i contenuti di questo sito sono opere originali.
È vietata la riproduzione, anche parziale, senza consenso scritto dell’autore.
