Quando la verità diventa intoccabile, nasce la violenza
Non tutta la violenza comincia con un colpo
La forma più pericolosa nasce prima
C’è un errore diffuso quando si parla di violenza.
Si pensa che cominci con l’atto: un’aggressione, una guerra, una repressione.
In realtà, quando la violenza diventa visibile, è già tardi.
La violenza più efficace non inizia nel corpo.
Inizia nel pensiero.
Più precisamente: inizia quando una verità smette di poter essere messa in discussione.
Non importa quale verità.
Non importa il contenuto.
Conta una sola cosa: la sua intoccabilità.
Il momento in cui la verità smette di essere viva
Una verità viva è una verità che può essere interrogata.
Non perché sia debole,
ma perché non ha paura di essere guardata da più angolazioni.
Quando invece una verità:
-
non può essere discussa
-
non può essere relativizzata
-
non può essere messa in dubbio
allora non è più uno strumento di comprensione.
È diventata una struttura di difesa.
E ogni struttura di difesa ha bisogno di un nemico.
Il nemico non è chi sbaglia
È chi dubita
Qui avviene il passaggio cruciale.
Quando una verità diventa intoccabile,
il problema non è più chi mente,
ma chi fa domande.
Il dubbio smette di essere un gesto di ricerca
e viene reinterpretato come:
-
minaccia
-
corruzione
-
attacco
-
disordine
A questo punto la libertà cambia natura.
Non è più la possibilità di scegliere.
Diventa la possibilità di sbagliare.
E ciò che può essere considerato “errore”
diventa legittimamente punibile.
Quando la libertà si trasforma in colpa
Ogni sistema che protegge una verità assoluta
ha bisogno di trasformare la libertà in colpa.
Non subito.
Non in modo esplicito.
All’inizio è sottile:
-
“Sei libero, ma…”
-
“Puoi scegliere, però…”
-
“Nessuno ti obbliga, tuttavia…”
La libertà viene concessa formalmente
e ritirata simbolicamente.
Finché non resta che una libertà apparente:
la libertà di aderire.
La violenza non è l’eccesso
È la conseguenza
A questo punto la violenza non è più un’eccezione.
È una conseguenza logica.
Se esiste una verità intoccabile
e se il dubbio è un pericolo
e se la libertà è una colpa potenziale,
allora chi devia:
-
va corretto
-
va rieducato
-
va contenuto
-
va escluso
La violenza non arriva per odio.
Arriva per coerenza interna.
È il sistema che si difende.
La forma più efficace di violenza è quella che non si riconosce
La violenza più potente
non è quella che si presenta come violenza.
È quella che si presenta come:
-
tutela
-
salvezza
-
protezione
-
bene superiore
Per questo è così difficile contrastarla.
Chi la esercita
non si sente aggressore.
Si sente custode.
Custode della verità.
Custode dell’ordine.
Custode di ciò che “non può essere messo in discussione”.
Quando il corpo diventa il campo di prova
C’è un passaggio ulteriore, inevitabile.
Quando una verità diventa intoccabile,
prima o poi deve dimostrarsi nel reale.
E il reale più immediato è il corpo.
Il corpo che:
-
desidera
-
sceglie
-
devia
-
disobbedisce
-
non si allinea
Diventa il luogo in cui la verità deve imporsi.
Non perché il corpo sia il problema,
ma perché è l’ultima frontiera della libertà.
Controllare il corpo
significa dimostrare che la verità è più forte della vita.
Il paradosso centrale
Qui emerge il paradosso che pochi vedono.
Un sistema che dice di difendere la verità sull’uomo
finisce per temere l’uomo reale.
Perché l’uomo reale:
-
cambia
-
sbaglia
-
desidera
-
contraddice
E ogni contraddizione è una crepa.
Così la verità, per restare intatta,
deve diventare più importante dell’essere umano.
È in quel momento che la violenza diventa “necessaria”.
Non serve l’odio
Basta la certezza
La cosa più inquietante
è che la violenza non ha bisogno di odio.
Le peggiori forme di violenza
nascono da persone convinte di fare il bene.
Convinte di difendere qualcosa di sacro.
Convinte di essere dalla parte giusta.
Convinte che il dubbio sia il vero nemico.
Quando la certezza diventa totale,
la violenza diventa invisibile.
Perché questo riguarda tutti
Non riguarda una religione.
Non riguarda un’ideologia specifica.
Non riguarda un’epoca.
Riguarda ogni sistema che smette di tollerare il dubbio.
Ogni volta che senti dire:
-
“Su questo non si discute”
-
“Qui non ci sono alternative”
-
“Questo è semplicemente vero”
è lì che la struttura si sta chiudendo.
E quando una struttura si chiude,
qualcuno resta fuori.
Controbattere lavora prima
Controbattere non interviene sulla violenza visibile.
Interviene prima, nel punto in cui una verità:
-
smette di essere interrogabile
-
diventa identitaria
-
si trasforma in dogma
Perché è lì che la violenza nasce,
molto prima di manifestarsi.
Non smontiamo i fatti.
Smontiamo le condizioni che li rendono inevitabili.
Riflettere non è indebolire
È impedire che la violenza diventi necessaria
Mettere in discussione una verità
non significa distruggerla.
Significa impedirle di diventare
un’arma.
Perché una verità che non tollera domande
non protegge l’uomo.
Protegge solo se stessa.
E quando una verità ha più valore della vita,
la violenza non è più un errore.
È una conseguenza.
Rifletti...
Quando una verità non può essere messa in discussione,
la libertà diventa colpa,
il dubbio diventa nemico,
e la violenza diventa inevitabile.
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