La Religione Che Muove Il Denaro
"Non è il denaro a muovere il mondo. È ciò che prende le persone prima ancora che sappiano di volerlo. Non ciò in cui crediamo. Ciò che ci attraversa mentre viviamo."
Viviamo in un mondo che si racconta razionale.
Ogni epoca costruisce una narrazione su se stessa.
La nostra dice di essere laica, scientifica, disincantata.
Dice di aver superato i miti, gli dèi, le superstizioni.
Dice di muoversi su dati, numeri, logiche di mercato.
Eppure, osservando come le persone desiderano, scelgono, inseguono, consumano, si sacrificano, emerge un fatto elementare:
il comportamento umano non segue ciò che dichiariamo, ma ciò che ci muove emotivamente.
Non è un errore.
È una struttura.
Ciò che agisce non ha bisogno di essere nominato
Ogni essere umano attraversa la vita accompagnato da qualcosa che non ha scelto consapevolmente.
Non un’idea.
Non un valore morale.
Non una teoria.
Qualcosa che orienta le scelte prima ancora che vengano pensate.
Qualcosa che decide cosa attrae e cosa respinge.
Cosa sembra “giusto” e cosa appare intollerabile.
Cosa dà senso e cosa genera vuoto.
Questa forza non chiede consenso.
Non chiede comprensione.
Agisce.
Ed è presente dall’inizio alla fine della vita biologica, indipendentemente dalle convinzioni dichiarate.
La rimozione moderna
La modernità non ha eliminato questa dimensione.
L’ha semplicemente rimossa dal linguaggio.
Non la si chiama più sacra.
Non la si chiama più religiosa.
Non la si riconosce come struttura portante dell’esistenza.
Eppure continua a operare ovunque:
-
nei desideri
-
nelle paure
-
nelle ambizioni
-
nelle dipendenze
-
nelle ossessioni
Il mondo contemporaneo non è privo di religione.
È pieno di religioni che non si dichiarano tali.
Il denaro come sintomo, non come causa
Il denaro non crea desiderio.
Il denaro segue il desiderio.
Si muove dove qualcosa prende le persone.
Dove qualcosa le lega.
Dove qualcosa promette trasformazione, appartenenza, elevazione, riscatto.
Non è il denaro a muovere il mondo.
È ciò che il denaro intercetta.
E ciò che intercetta non è razionale.
È emotivo-strutturale.
Il paradosso che nessuno vuole guardare
Si dice spesso che una certa visione dell’essere umano “non fa soldi”.
Che parlare di forze profonde, di legami invisibili, di campi emotivi non aggrega, non vende, non costruisce mercato.
Ma basta osservare dove va davvero il denaro per vedere l’opposto.
Il marketing più efficace non spiega.
La seduzione più potente non convince.
Il potere più stabile non argomenta.
Agiscono tutti sulla stessa dimensione:
-
attivano desiderio
-
costruiscono attesa
-
producono appartenenza
-
generano sacrificio
Esattamente ciò che ogni religione ha sempre fatto.
Il gioco che non viene chiamato religione
Ci sono sistemi che funzionano perché non vengono riconosciuti per ciò che sono.
Rituali quotidiani che scandiscono il tempo.
Simboli che definiscono valore e status.
Promesse di trasformazione mai completamente mantenute.
Accessi riservati, soglie, esclusioni.
Non serve chiamarlo culto.
Non serve chiamarlo fede.
Funziona perché tocca il punto giusto.
Seduzione, potere, mercato
La seduzione non è un insieme di tecniche.
È un linguaggio sacro mascherato da gioco.
Il potere non è controllo diretto.
È capacità di orientare il desiderio altrui.
Il mercato non è scambio equo.
È organizzazione sistemica di ciò che le persone sono disposte a sacrificare per sentirsi parte di qualcosa.
Quando questi tre elementi funzionano, funzionano sempre nello stesso modo:
non parlano alla mente, ma a ciò che precede la mente.
Perché questa struttura genera denaro
Non perché inganna.
Ma perché corrisponde.
Corrisponde a come l’essere umano è fatto.
A come desidera.
A come vive la trasformazione.
Il denaro fluisce dove una struttura emotiva viene riconosciuta, attivata, mantenuta.
Non dove viene spiegata.
Ed è per questo che i sistemi più redditizi sono anche quelli più difficili da smascherare:
non si presentano come religioni,
ma agiscono come tali.
Il vero motivo del rifiuto
Questa visione disturba non perché sia falsa.
Ma perché toglie l’alibi più comodo dell’epoca moderna:
l’idea di essere guidati da scelte lucide e autonome.
Riconoscere queste strutture significa accettare che:
-
non decidiamo tutto
-
non controlliamo tutto
-
non siamo neutrali
Significa guardare in faccia ciò che ci attraversa mentre viviamo.
La differenza non è credere o non credere
La differenza non è tra chi crede e chi non crede.
È tra chi vede e chi subisce.
Ogni epoca ha le sue forze dominanti.
Ogni epoca le chiama in modo diverso.
Ogni epoca costruisce sistemi economici sopra di esse.
Il nostro tempo non fa eccezione.
Ha solo cambiato linguaggio.
Rifletti
Non è vero che questa dimensione non aggrega.
Aggrega tutto ciò che conta.
Non è vero che non produce valore.
Produce l’unico valore stabile: continuità, fedeltà, investimento emotivo.
La domanda non è se esiste una religione che muove il denaro.
La domanda è se la riconosci mentre opera
o se continui a chiamarla semplicemente “mercato”.
Ogni epoca ha le sue religioni.
L’unica differenza è se le riconosci mentre operano
o se le chiami semplicemente “realtà”.
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