Americanate

Italia, la Colonia che si Illude di Essere Capitale

“Non siamo sovrani, siamo in affitto. La pigione si paga in silenzi, inchini e guerre che non ci appartengono.”

L’illusione della sovranità: più Washington che Bruxelles

In Italia ci si scalda il cuore a sentir parlare di “sovranità nazionale”. Bandierine, inni, patriottismi da bar sport e politici che si gonfiano come tacchini a gridare “l’Italia agli italiani”. Peccato che, mentre loro si agitano, l’Italia agli italiani non appartiene affatto.
Appartiene alle basi NATO, alle decisioni che arrivano da Washington, agli interessi economici e militari che non hanno il minimo bisogno di chiedere permesso a Montecitorio o Bruxelles.

Non è questione di complotto. È più semplice: da decenni l’Italia è un condominio con l’amministratore a Washington e i condomini, gli italiani, che pagano le spese senza nemmeno sapere chi decide i lavori.

Sovranità a ore: affittasi Paese con vista Mediterraneo

Ogni governo italiano ha fatto la stessa danza. Un passo verso l’Europa per chiedere soldi, un inchino verso gli Stati Uniti per garantire protezione. Risultato: un Paese che si crede protagonista e invece è comparsa, utile a fare da ponte per le guerre altrui e da mercato per i prodotti d’oltreoceano.

A Bruxelles, l’Italia conta quanto un allievo somaro al collegio: puoi alzare la mano, ma ti ascoltano solo se la lezione è già finita. A Washington, invece, la musica è diversa: non serve alzare la mano, basta obbedire.

L’Europa, regina senza scettro

L’Europa non è scema. È pavida. Delegare agli americani la difesa è stata la scorciatoia comoda di chi non voleva sporcarsi le mani con le responsabilità. Anni a godersi la pace, a credere che bastassero i mercati comuni e i regolamenti sulle zucchine per essere potenze mondiali.
E adesso, quando il mondo brucia, ci si accorge che senza un esercito vero e senza un pensiero strategico unitario, l’Europa resta una regina senza scettro: ricca di gioielli economici, ma incapace di comandare davvero.

La servitù volontaria travestita da alleanza

L’Italia ha basi americane sul suo territorio che non controlla. Missili che non decide. Truppe che partono e arrivano senza che nessuno a Roma osi dire “fermi un attimo, vediamo noi”.
E la cosa più scandalosa non è questa, ma che tutto ciò venga venduto come “alleanza”. È la vecchia arte del travestimento: chiamare amicizia ciò che è dipendenza, chiamare collaborazione ciò che è subordinazione.

Washington detta, Roma esegue

Guerra in Iraq? L’Italia c’era.
Sanzioni alla Russia? L’Italia applaude e si piega, anche se perde miliardi di export.
Base di droni in Sicilia per bombardare mezzo mondo? Ma certo, con la benedizione di ogni governo, rosso o nero che fosse.

Chi governa a Roma sa che il biglietto da visita della rispettabilità non è l’approvazione del popolo, ma il timbro di Washington.

“In Italia la formula non è "sia fatta la Tua volontà", ma "sia fatta la volontà altrui": quella della Casa Bianca. E mentre in America si giura ancora sulla Bibbia, qui si obbedisce senza nemmeno avere un libro sacro da esibire.”

Il paradosso dei patrioti a comando

Fa sorridere (o piangere) vedere i patrioti da talk-show urlare “Italia libera!”. Libera da cosa? Forse dal pensiero critico, visto che di autonomia non se ne vede.
Si parla di “Bruxelles che ci impone regole”. Vero, ma Bruxelles almeno le discute, le negozia, le scrive su carta. Washington non perde tempo: ordina. E l’Italia, fedele come un cane che scodinzola, obbedisce.

Una lunga tradizione di inchini

Dal dopoguerra a oggi, l’Italia ha costruito la sua carriera internazionale su un solo gesto: l’inchino.

  • Inchino a Yalta, perché la geografia non perdona: stare nel Mediterraneo significa essere pedine, non regine.

  • Inchino economico: il Piano Marshall che ci ha nutriti ma ci ha anche messi in catena.

  • Inchino culturale: cinema, musica, modelli sociali importati dagli Stati Uniti come pacchetti preconfezionati da consumare senza masticare.

Un Paese che si crede furbo ma vive a credito

Gli italiani amano credersi i più furbi del mondo, ma il trucco è vecchio: si campa a credito, politico e militare. Senza gli USA, l’Italia avrebbe dovuto affrontare la propria miseria strategica; con gli USA, basta recitare la parte dei fedeli e il problema è risolto.
Ma un Paese che vive a credito non è libero. È uno studente fuori corso che continua a chiedere soldi alla famiglia per non crescere mai.

“Roma applaude, ma la regia è a Washington: la sovranità italiana è un’ombra sotto la volontà americana.”

Oltre l’illusione: il costo della dipendenza

Ogni alleanza ha un prezzo. Quella con gli USA costa all’Italia la possibilità di dire “no”. Non puoi dire “no” alle guerre, non puoi dire “no” alle basi, non puoi dire “no” alle strategie che ti usano come pedina. Puoi solo dire “sì” con la bocca e “forse” col cuore, e poi piangere sulle conseguenze.

La sovranità non si dichiara nei discorsi, si misura nelle azioni. E se le azioni dell’Italia seguono più la bussola di Washington che quella di Roma, la verità è semplice: la sovranità è un costume da carnevale che indossiamo per illuderci di non essere nudi.

Rifletti: l’Italia specchio dell’Europa

L’Italia non è un caso isolato, è il riflesso di un continente intero che si è abituato a vivere sotto tutela.
Il problema non è l’America, che fa i suoi interessi con la coerenza del predatore. Il problema è l’Europa, che ha scelto di essere preda compiacente, più preoccupata a non farsi male che a farsi rispettare.

Ed eccoci qui, con i nostri politici che sventolano bandiere mentre fanno la fila a Washington per ricevere la benedizione. La verità è che non siamo sovrani, siamo in affitto. E la pigione si paga in silenzi, in inchini e in missioni militari che non ci appartengono.

“Il problema non è l’America predatrice, ma l’Europa che ha scelto di essere preda compiacente.”

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