Narrazione o Scetticismo: da che Parte Stanno Davvero gli Italiani?
“Gli italiani non vogliono più monarchie: né quella americana, né quella monoteista. Eppure vivono immersi in narrazioni che li fanno sentire sudditi.”
Parte 1 – L’Italia e la nuova monarchia
C’è una convinzione che attraversa l’Italia, dai bar di provincia ai talk show televisivi: “Gli Stati Uniti ci rubano: soldi, armi, soldati.” È un ritornello che gira ovunque. Non c’è italiano che voglia sentirsi “burattini”, eppure la narrazione dominante ci descrive come un Paese a cui viene tolto senza ricevere nulla in cambio, come se vivessimo alle spalle dell’alleato americano.
In realtà, le basi americane in Italia sono lì da decenni, i contratti militari drenano risorse pubbliche, e i soldati italiani finiscono per combattere guerre che raramente percepiscono come proprie. Il dato esiste. Ma il punto è un altro: cosa ci facciamo con questo dato?
Parte 2 – Don Chisciotte e i mulini che diventano mostri
Quando Cervantes inventò Don Chisciotte, ci mostrò un cavaliere che combatteva mulini scambiandoli per giganti. Non era solo follia: era il bisogno di trasformare la realtà in un racconto comprensibile.
Gli italiani che parlano degli “infedeli americani” fanno lo stesso: partono da dati reali (basi NATO, costi, dipendenze) e li incollano in una narrazione epica: “Ci colonizzano, ci sfruttano, dobbiamo scacciarli.”
È la forza della narrazione: non si limita a descrivere, ma dà eroi e cattivi, identità e colpa, vendetta e speranza. Un romanzo che consola più che un’analisi che spiega.
Parte 3 – Musk e l’arte di piegare la percezione
Se Don Chisciotte combatteva mostri che non c’erano, Musk è il contrario: crea i suoi mostri per sedurre l’opinione pubblica. Ha costruito un impero sull’abilità di trasformare ogni notizia in una narrazione.
Quando afferma che un razzo fallito è in realtà un successo, o che gli astronauti sono “bloccati” nello spazio quando non lo sono affatto, non parla alla verità dei dati: parla all’immaginazione collettiva.
Gli Stati Uniti, nel loro rapporto con l’Italia, fanno qualcosa di simile: presentano la presenza militare come protezione, la spesa per le armi come sicurezza, la subordinazione politica come alleanza. È la narrazione che piega la percezione, non il dato che illumina la realtà.
Parte 4 – La lezione di Nuccio Ordine
In L’utilità dell’inutile, Nuccio Ordine ci ricorda che non tutto ciò che sembra “inutile” lo è davvero. Anche il pensiero critico, la letteratura, la cultura possono sembrare marginali, ma sono ciò che ci difende dalla schiavitù delle narrazioni dominanti.
E in Gli uomini non sono isole, Ordine aggiunge un punto decisivo: l’identità di ciascuno di noi non si fonda sull’isolamento, ma sulle relazioni che sappiamo costruire. Applicato all’Italia, questo significa che non basta gridare contro le basi americane per sentirsi sovrani. La vera autonomia nasce dal riconoscere i nostri legami, dal saperli governare senza servilismi, e dal distinguere tra ciò che è un dato di realtà e ciò che è solo un racconto che ci illude.
Parte 5 – La lotta delle narrazioni
Alla fine, la politica internazionale non è fatta solo di dati, ma di lotta tra narrazioni. Gli italiani lo sentono sulla pelle: da una parte la Casa Bianca che detta la linea, dall’altra i Don Chisciotte dei bar che vogliono ribaltare la favola americana.
Chi vincerà? Non chi ha più ragione, ma chi costruirà la narrazione più forte.
Ecco perché l’Italia ha bisogno di più cultura critica, non di più slogan. Perché senza strumenti per distinguere dati, ipotesi e racconti, restiamo prigionieri delle storie degli altri: che siano i giganti immaginati di Don Chisciotte o le promesse miliardarie di Elon Musk.
Qui il pensiero di Claudio Simeoni nel Crogiolo dello Stregone illumina un punto decisivo: lo scetticismo non è un vizio, ma la prima forma di libertà. Nella sua analisi, l’educazione autoritaria distrugge lo scetticismo dei bambini per sostituirlo con la fede cieca, rendendoli adulti incapaci di vedere che “il re è nudo”. Senza lo scetticismo, ci arrendiamo all’inganno; con lo scetticismo, invece, impariamo a distinguere la realtà dalla narrazione.
Ecco allora la sfida: ricostruire in Italia un atteggiamento scettico diffuso, capace di guardare oltre i racconti consolatori — che siano quelli della Casa Bianca o di qualsiasi altra autorità — e tornare a formare cittadini che non accettano la favola, ma pretendono verifica.
Rifletti
Gli italiani non vogliono monarchie: né quella americana, né quella monoteista. Ma se vogliamo davvero liberarci, non basta “scacciare gli infedeli”: dobbiamo imparare a riconoscere quali narrazioni ci rendono sudditi e quali, invece, ci restituiscono la dignità di cittadini liberi.
“Gli italiani non vogliono più essere i burattini di nessuna monarchia, né quella dei mercati né quella della Casa Bianca. Perché un popolo che si lascia tirare i fili non vive: sopravvive. E oggi la vera sfida è spezzare quei fili invisibili e riprendersi il diritto di decidere la propria storia.”
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