La Trascuratezza: Dal Campo Interiore alle Guerre Mondiali
"Le guerre non nascono dal nulla: iniziano quando smettiamo di prenderci cura del primo piccolo campo che ci appartiene."
Quando dire “mi fa schifo studiare” è molto di più
Dire “mi fa schifo studiare” non significa soltanto rifiutare i libri.
Significa molto di più:
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“Non mi interessa imparare.”
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“Non mi interessa costruire qualcosa per il mio futuro.”
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“Non mi interessa crescere.”
E questa logica non si ferma allo studio.
Oggi è la scuola, domani sarà la moto, dopodomani la casa, un giorno perfino una relazione.
La trascuratezza è un linguaggio: è il modo con cui diciamo al mondo che non riconosciamo più valore a ciò che abbiamo tra le mani.
Dal campo di calcio al parlamento
Questa dinamica la vediamo ovunque.
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Un ragazzo che arriva in Serie A senza però continuare a studiare tattica, alimentazione e allenamento, perde presto il posto.
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Un giovane musicista che trascura lo studio della tecnica o della lettura perde l’occasione di salire su un palco.
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Chi ha una casa ma smette di curare la cucina, il giardino, le stanze, si trova presto a vivere nel disordine che lui stesso ha creato.
E lo stesso vale in grande:
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Un politico che trascura il dialogo con i cittadini semina sfiducia.
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Un giornalista che trascura la verità apre le porte alla propaganda.
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Un leader internazionale che trascura il rispetto degli altri Paesi prepara il terreno a un conflitto.
Trascurare non è mai un dettaglio: è la radice che decide se la vita, la carriera o perfino la società crescono o si sgretolano.
Il domino invisibile della trascuratezza
Molti pensano che trascurare significhi essere pigri. Ma la pigrizia è solo il sintomo: il vero problema è l’effetto domino.
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Se trascuri i libri sportivi, politici, filosofici, psicologici → trascuri il corpo.
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Se trascuri il corpo, la dieta, la respirazione → trascuri la casa.
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Se trascuri la casa, la macchina, gli strumenti musicali, il giardino → trascuri gli affetti.
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Se trascuri gli affetti, le persone intorno a te → ti isoli.
Ogni passo sembra piccolo, ma la somma costruisce un muro: un’intera vita che si auto-sabota.
Dalla guerra interiore alla guerra esteriore
Una casa trascurata non è solo disordine: è un segnale silenzioso che dice “non me ne importa più di vivere bene qui dentro.” E da lì, quasi senza accorgertene, inizi a trascurare anche chi vive con te.
La trascuratezza è contagiosa. Parte da un oggetto, passa a uno spazio, arriva alle persone. E quando trascuri gli affetti, la guerra interiore diventa conflitto esteriore: discussioni, freddezza, separazioni.
Così anche le guerre tra Stati non nascono dal nulla. Prima che un popolo imbracci le armi, c’è stata una lunga stagione di trascuratezza sociale: istruzione dimenticata, fiducia spezzata, relazioni rovinate.
"Le guerre esteriori non sono altro che guerre interiori collettive."
Trascurare come atto di potere
Non sempre trascurare è una svista. A volte è una scelta di ribellione.
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Lo studente che non studia non dice solo “non ho voglia”, ma “non mi riconosco nelle vostre regole.”
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Il lavoratore che trascura il compito non dice solo “sono stanco”, ma “non mi interessa fare bene per voi.”
È un potere ambiguo: il potere di non collaborare.
Ma è un potere che si paga caro, perché mentre sembra ribellione, è spesso auto-distruzione.
La domanda finale
Alla fine tutto si riduce a una scelta semplice:
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Vuoi coltivare?
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O vuoi trascurare?
Perché coltivare non è solo prendersi cura di un oggetto, di una casa o di una relazione: è dichiarare che la tua vita ha valore. Trascurare, invece, è il primo passo per dichiarare che non vale nulla.
E da lì nascono tutte le guerre: quelle dentro di te, e quelle fuori.
"Chi non cura il proprio piccolo campo interiore, prima o poi vedrà crescere le erbacce anche nei campi degli altri."
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