La consapevolezza non si compra
Conta di più Guardare Dentro di Sé o Seguire il Guru in Ferrari?

“Conosci te stesso e conoscerai l’universo e gli dèi.”
(Antico detto inciso nel tempio di Apollo a Delfi)

Se si vuole parlare di consapevolezza, la prima cosa da dire è che non è affatto un’invenzione moderna. L’idea che l’essere umano debba cercare di conoscere se stesso, di fare chiarezza nella propria vita interiore, è antichissima e la troviamo già nelle prime civiltà di cui abbiamo memoria.

Nel mondo greco, all’ingresso del tempio di Apollo a Delfi c’era scritto “gnōthi seautón”, “conosci te stesso”. Non era uno slogan pubblicitario, ma un invito che conteneva l’essenza stessa della filosofia antica: la consapevolezza non come un lusso, ma come fondamento dell’esistenza.

E in effetti, se ci spostiamo in altre culture, troviamo lo stesso messaggio. In India, con le Upanishad, si insisteva sul fatto che la verità non si raggiunge accumulando ricchezze o conoscenze esterne, ma attraverso un lavoro interiore, una disciplina quotidiana. In Cina, Confucio e Laozi parlavano in modo diverso, ma sempre in termini di ricerca di equilibrio, di armonia tra sé e il mondo. Insomma, l’idea che l’uomo debba cercare un livello più alto di coscienza è universale, non legata a un tempo o a una moda.

Ed è proprio questo che ricorda Claudio Simeoni in Il Crogiolo dello Stregone, dove sottolinea come l’uomo da sempre debba impegnarsi a forgiare se stesso, attraverso disciplina e pratica, fino a diventare consapevole della propria natura più autentica. In quel libro, Simeoni parla anche di arte dello scetticismo, invitando sempre a domandarsi: “E se quello che ho sempre pensato non fosse proprio così?”

L’invenzione delle scorciatoie

Allora, perché oggi parliamo di corsi da 5.000 euro? Perché a un certo punto della storia si è iniziato a promettere che questa ricerca — lunga, difficile, personale — potesse diventare rapida e acquistabile.

Non è nemmeno una novità. Nel Medioevo, la Chiesa vendeva indulgenze: pagando una certa somma, ti veniva garantita la remissione dei peccati. Non era consapevolezza, ma il meccanismo era identico: monetizzare qualcosa che dovrebbe essere interiore e personale.

Oggi il linguaggio è diverso: non si parla più di peccati, ma di “blocchi”, “energie negative”, “traumi da sciogliere”. E invece della predica si offre un seminario, magari in un resort esclusivo. La promessa è la stessa: paghi, e uscirai diverso.

Perché funziona

Funziona perché gli esseri umani, da sempre, sono attratti dalle scorciatoie. Il lavoro quotidiano, la disciplina, il mettersi in discussione, sono faticosi. L’idea che ci sia un metodo rapido e segreto, accessibile solo a chi paga, è seducente.

E questo non riguarda solo la spiritualità. Pensate alle alchimie medievali: la promessa della pietra filosofale, la sostanza che avrebbe trasformato i metalli vili in oro. Non è così diverso da chi oggi ti garantisce l’illuminazione in un weekend.

Ma la consapevolezza non è un prodotto

Tutti coloro che si sono davvero confrontati con la consapevolezza hanno detto la stessa cosa: non ci sono scorciatoie.

Platone paragonava la conoscenza all’uscita da una caverna buia, dove si è stati tutta la vita: un processo graduale, faticoso, persino doloroso, perché la luce all’inizio acceca.

Buddha non ha mai venduto corsi. Ha proposto un cammino: otto pratiche da seguire, giorno dopo giorno, per ridurre la sofferenza e vivere in modo più autentico. Non prometteva risultati immediati, ma una trasformazione graduale, per chi fosse disposto a impegnarsi.

E se ci spostiamo ai tempi moderni, pensiamo a Montaigne, che ha passato la vita a scrivere saggi per interrogarsi su se stesso. Non cercava l’illuminazione in un giorno, ma si esercitava costantemente a capire le proprie paure, le proprie debolezze, la propria condizione.

È lo stesso percorso che Simeoni descrive in Il Crogiolo dello Stregone: non un traguardo da comprare, ma un lavoro di continuo esercizio, studio e trasformazione. Una sorta di “allenamento esistenziale” che ci costringe a sciogliere le illusioni e a vedere chi siamo davvero, anche quando questo ci mette a disagio. Qui ritorna la sua arte dello scetticismo, che non lascia mai nulla per scontato e ci spinge a chiederci: “E se ciò che credo oggi non fosse già una gabbia per il mio domani?”

La consapevolezza come libertà

“La consapevolezza non è confermare l’immagine che già abbiamo, ma il coraggio di smontarla, di vedere oltre lo specchio e di scoprire che dentro di noi c’è molto più di quello che crediamo.”

Il punto è che la consapevolezza non serve a diventare “speciali”, ma a diventare liberi.
Liberi dalle illusioni che ci vengono vendute, dalle aspettative sociali, dalle paure che ci condizionano.

Ed è proprio questo il motivo per cui i ciarlatani hanno interesse a proporre scorciatoie: una persona davvero consapevole è meno manipolabile. Se uno impara a riconoscere i propri condizionamenti, non ha più bisogno di affidarsi ciecamente a chi promette soluzioni facili.

Una lezione che viene anche dalla scienza

Possiamo fare un paragone con la storia della scienza. La conoscenza scientifica non è mai nata da rivelazioni improvvise. È un processo lungo, fatto di tentativi, errori, correzioni. Galileo osserva, Newton costruisce teorie, Einstein le rielabora. È un cammino collettivo, mai finito.

La consapevolezza funziona nello stesso modo. Non è un punto di arrivo, ma un processo che richiede continuità. Non c’è un giorno in cui si possa dire “adesso sono arrivato e non devo più fare nulla”.

Cosa rimane allora?

Rimane la consapevolezza che non serve comprare pacchetti miracolosi. Non significa che ogni corso sia inutile: ci sono insegnanti seri, pratiche utili, discipline che aiutano a crescere. Ma nessuno può venderci la consapevolezza come un oggetto pronto all’uso.

Perché è come pensare di diventare musicisti comprando solo uno strumento costoso: la chitarra puoi pagarla quanto vuoi, ma se non ci metti le ore di pratica, resterà un soprammobile.

Lo stesso vale per la consapevolezza: non la si riceve da altri, non la si compra. La si coltiva giorno dopo giorno, con la pratica, con la riflessione, con il coraggio di guardarsi dentro.

Come ricorda Simeoni in Il Crogiolo dello Stregone, è un cammino che “brucia” illusioni e false certezze, e che ci costringe ad allenare la mente e il corpo per costruire dentro di noi quella forza che nessuno potrà mai venderci dall’esterno. E questo è possibile solo mantenendo viva la domanda scettica: “E se quello che ho sempre pensato non fosse proprio così?

Rifletti

La consapevolezza è un cammino antico, che appartiene a ogni essere umano. È fatta di lentezza, disciplina, fatica, ma anche di libertà e autenticità. Non è riservata a chi ha denaro per pagarsi un corso costoso, ma è un diritto di tutti, che ciascuno deve conquistare per sé.

E proprio per questo, vale più di qualsiasi prodotto che si possa acquistare.

“Ma tu conosci davvero te stesso? O pensi soltanto di conoscerti, ripetendo ciò che altri ti hanno insegnato?”
(Ispirata a Il Crogiolo dello Stregone di Claudio Simeoni)

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