Italia, tra orgoglio e illusione

E cosa me ne faccio io di questo che stai dicendo?

“Se quello che dici non mi aiuta a capire me stesso, allora è solo un altro discorso da bar.”

Il problema dei discorsi da bar

Quando qualcuno parla di politica internazionale, spesso lo fa come se stesse raccontando un episodio di gossip: Trump, Biden, Putin, Meloni, Xi Jinping. Ciascuno diventa l’eroe o il cattivo della storia, e chi parla si illude di avere capito tutto.

Ma la domanda che dovremmo porci è un’altra: “E io, cosa me ne faccio di quello che stai dicendo?”
Perché se le tue parole non mi danno strumenti per vivere meglio, allora sono chiacchiere inutili.

In fondo, la vera questione è semplice: ma a me, che cosa mi torna utile di tutti questi discorsi? Mi aiutano a rafforzarmi, a capire come muovermi nella mia vita, oppure sono solo un passatempo da bar?

L’illusione del sapere

Chi fa il “sacerdote del sapere da bar” o del talk show si crede superiore perfino agli animali. Si mette al di sopra di tutti, si inventa un Dio ancora più sopra, e il risultato è semplice: mentre gli animali hanno i piedi per terra, lui resta campato in aria con i suoi discorsi.

Eppure un sapere che non si traduce in comprensione della vita quotidiana non è sapere, è spettacolo.

“Gli animali hanno i piedi per terra, i sacerdoti del sapere da bar restano campati in aria con il loro Dio immaginario.”

La politica come specchio

La politica, se è utile, funziona come un’analogia.
Non mi serve sapere se Trump è un genio o un imbecille: mi serve capire dov’è il Trump dentro di me.

  • Quando creo slogan interiori per semplificare i miei problemi, non sto forse facendo lo stesso?
  • Quando cerco un nemico esterno per sentirmi forte, non sto forse usando la stessa strategia?
  • Quando mi illudo che basti gridare più forte per avere ragione, non sto forse recitando la sua stessa commedia?

Ecco, in questo caso la politica diventa strumento: non per giudicare i potenti, ma per osservare me stesso.

Dal satellite geopolitico al satellite interiore

Quando qualcuno dice con aria seria che l’Italia è sovrana, viene quasi da sorridere: più che Stato libero sembriamo il telecomando a distanza del Pentagono, pronti a eseguire ordini senza nemmeno leggere le istruzioni.

Ma fermarsi a ridere non serve a nulla. Non cambia la vita.

Un conto è gridare che "gli americani sono sanguisughe degli italiani", pronti a succhiare risorse, basi militari e consenso politico. Ma a me cittadino, che cosa torna utile di questo slogan? Se non diventa uno specchio per capire dove io stesso permetto agli altri di succhiarmi energia, allora resta solo rabbia sterile, chiacchiera da bar.

Il punto è un altro: in cosa sei satellite tu?

  • Ti lasci muovere come pedina sul lavoro, facendo sempre quello che ti dicono senza mai decidere la tua direzione?
  • In amore, ti fai spostare dalle attese e dai giudizi degli altri, invece di portare la tua presenza e la tua scelta?
  • Nelle tue finanze, lasci che siano le mode o le paure a decidere come spendere, invece di guidare tu le tue risorse?

Se mi parli di Italia satellite, dovresti anche farmi vedere dov’è il “me satellite” dentro di me: quel meccanismo che comanda con slogan, che cerca consenso interno invece che verità, che preferisce obbedire a spinte esterne invece di ascoltare la propria volontà?

Parlare di “sovranità nazionale” senza questa domanda è come discutere di geopolitica al bar: serve a sfogarsi, non a cambiare.

E allora, la prossima volta che qualcuno al bar ti dice che l’Italia è autonoma o che siamo schiavi degli americani, tu chiedigli:

“Ok, ma io cosa posso farne di questa frase? Dimmi: in cosa io vivo da satellite nella mia vita quotidiana?”

E se non sa risponderti, significa che il suo parlare non ha niente a che fare con la tua vita: è solo rumore.

La domanda che libera

Ogni volta che qualcuno ti parla di geopolitica, economia o religione, prova a chiederti:

  • “Tu come fai a saperlo?”
  • “Perché lo dici?”
  • “E cosa me ne faccio io di questo?”

Siccome il lettore non deve credere a niente, può rivolgersi all’altro con una domanda ancora più diretta: “Tu come fai a saperlo che quello che dici serve a me?”


È un modo per mettere l’altro davanti alla responsabilità di ciò che afferma, e per capire subito se il suo parlare da pappagallo di politici ha davvero un valore o è solo un rumore di fondo. Perché il sacerdote del sapere da bar continua sempre con lo stesso copione: “politici di merda, leccaculo degli americani, giornalisti venduti, corrotti, sfruttatori…” – ma queste frasi, se non diventano strumenti per rafforzare me stesso, restano sfoghi sterili.

Se la risposta non ti aiuta a vedere meglio il tuo inconscio, i tuoi inganni interiori, i tuoi desideri nascosti… allora, appunto, è solo rumore.

Dalla geopolitica alla vita quotidiana

È un po’ come se andassi a un corso di seduzione per imparare a parlare con una donna, e invece ti trovassi davanti un docente che ti spiega la politica internazionale. Se lo fa come digressione sterile, non ti serve a nulla. Ma se ti mostra che la dinamica tra Italia e America funziona come un’analogia con le relazioni – dove tu rischi di comportarti da satellite, aspettando che sia l’altro a muoverti – allora quella lezione diventa utile.

E lo stesso vale in qualsiasi corso: filosofia, sport, letteratura, fisica. La politica, come qualsiasi sapere, ha valore solo se diventa strumento per illuminare la tua vita concreta. Il punto non è la politica in sé, ma ciò che ti lascia: strumenti per rafforzarti, capire te stesso e portare presenza nelle tue scelte. Altrimenti resta solo rumore, un’altra chiacchiera da bar travestita da grande analisi.

“Parlarmi di America e Italia non mi serve a niente, a meno che tu non mi faccia vedere dov’è l’Italia dentro di me, dov’è il Trump dentro di me, e come questo mi aiuta a capire le mie relazioni, i miei soldi, la mia vita.”

Riflessione finale

"La parola, da sola, non ha significato. Vale soltanto quando si aggancia a un’emozione, a un’immagine, a un’azione concreta."

La differenza è semplice:

  • chi parla per sentirsi protagonista, produce chiacchiere;
  • chi parla per aiutarti a comprendere te stesso, produce sapere.

La politica, come ogni discorso, non dovrebbe insegnarti chi odiare o chi idolatrare, ma mostrarti chi sei davvero tu.

Il resto è solo un’altra illusione da bar.

“Un’idea che non ti serve a vivere meglio è come un brindisi al bar: fa rumore un attimo, poi svanisce nel vuoto.”

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