La meditazione come battaglia interiore e strumento di potere
“La meditazione non serve a evadere dal mondo, ma a togliere il guinzaglio alla coscienza.”
Simeoni descrive la meditazione non come un atto mistico o una posa da guru, ma come un processo intimo, quasi feroce, che avviene nella tua testa. È un duello tra la tua coscienza e la tua ragione, un lavoro per smontare e ricostruire il modo in cui vedi il mondo. Non c’è nulla di esteriore: nessuno, guardandoti, direbbe "sta meditando". Sei lì, sdraiato al sole, con una birra fredda, e sembri solo uno che si rilassa. Ma dentro? Dentro stai rimodellando la realtà, o meglio, la tua percezione di essa. Questo è il punto: la meditazione, per Simeoni, è un atto di magia, intesa come trasformazione del tuo modo di pensare per renderlo più funzionale ai tuoi bisogni.
La posizione comoda (spiaggia, sole, birra) non è un capriccio: è un modo per abbassare le difese, per lasciare che la mente si concentri senza distrazioni fisiche. Non si tratta di isolarsi dal mondo – i bambini che giocano, i venditori ambulanti ci sono e continuano a fare rumore – ma di scegliere dove puntare la tua attenzione. Questo è il primo atto di potere: non lasciarti trascinare dagli stimoli esterni, ma dirigere consapevolmente il tuo focus. È come dire: "Il mondo fa quello che vuole, ma io decido cosa mi tocca e cosa no".
Ragione vs. coscienza: il campo di battaglia
La ragione, per Simeoni, è una sorta di filtro che dà senso al mondo, ma spesso è caotica, piena di parole, immagini, credenze che ci incastrano in descrizioni rigide o inutili. La coscienza, invece, è quella parte di te che può scegliere, che può guardare la ragione e dire: "Aspetta, questa descrizione non mi serve".
Meditare significa prendere il controllo di questo processo, spostando l’attenzione dalla ragione automatica alla coscienza consapevole. È un po’ come hackerare il tuo sistema operativo mentale: smetti di reagire in automatico agli input esterni e inizi a scegliere come rispondere.
Quando mediti su un oggetto o una questione (reale, concreta, non un’astrazione vaga), stai analizzando il modo in cui la tua mente lo descrive. Prendi un esempio semplice, come un oggetto che cade. Non ti limiti a dire "cade perché c’è la gravità". Rallenti, osservi ogni dettaglio, lasci che le parole e le emozioni si intreccino lentamente. Perché cade? Come lo percepisci? Quali parole usi per descriverlo? Questo esercizio non è fine a sé stesso: ti allena a vedere il mondo con chiarezza, senza sovrastrutture inutili. È un atto di autodisciplina che ti rende più lucido, più padrone di te stesso.
Tutti questi elementi sono descritti in modo approfondito nel libro di Claudio Simeoni Il Crogiolo dello Stregone, dove la meditazione viene mostrata come una forma di disciplina interna, fondata sulla consapevolezza e sull’azione intenzionale nella realtà.
Non è uno show, è trasformazione
Simeoni insiste: la meditazione non è una performance. Non serve a impressionare, non è un film hollywoodiano con effetti speciali. È un lavoro intimo, quasi invisibile, che ha senso solo se risponde a un bisogno concreto, a una "necessità soggettiva".
Senza un intento, un obiettivo, rischia di diventare un esercizio sterile, come quello dei monaci che, a forza di meditare, si perdono nel loro nirvana, scollegandosi dal mondo. Qui invece la meditazione è pratica, è un’arma per vivere meglio, per affrontare il mondo con più chiarezza e controllo.
Col tempo, questa pratica cambia il tuo modo di essere. Non mediti solo quando sei sdraiato sulla spiaggia: inizi a pensare in modo più ordinato, a filtrare le sollecitazioni del mondo con consapevolezza. È come se il tuo cervello imparasse a fare una pausa, a non reagire d’istinto, ma a scegliere.
Questo, per Simeoni, è il vero potere: non cambiare il mondo per adattarlo a te, ma cambiare te stesso per agire nel mondo in modo più efficace.
Una delle intuizioni centrali de Il Crogiolo dello Stregone è proprio questa: la pratica meditativa come atto trasformativo, non passivo, capace di restituirti il controllo dell’attenzione e quindi della tua libertà nel mondo.
“Chi medita non finge il silenzio: lo conquista contro il rumore di tutte le convinzioni che gli sono state insegnate.”
Un’interpretazione originale: la meditazione come ribellione
Se dovessi condensare il tutto in un’immagine, direi che la meditazione di Simeoni è una ribellione silenziosa. In un mondo che ti bombarda di stimoli, di opinioni, di "devi fare così, devi pensare cosà", meditare è un modo per dire: "No, decido io".
È un atto di sovranità sulla tua mente. Non si tratta di isolarsi o di scappare, ma di scegliere come e quando il mondo ti influenza. È come prendere il timone di una nave in tempesta: le onde ci sono, ma sei tu a decidere la rotta.
In fondo, Simeoni sembra dirci che la meditazione è un atto di libertà. Non è sedersi a gambe incrociate e fare "om", ma imparare a pensare con chiarezza, a non essere schiavo delle abitudini mentali o delle aspettative altrui.
È un invito a essere più veri, più tuoi, anche mentre sorseggi una birra sotto il sole.
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