Ci Penso Io
“Il problema non è ciò che emerge.
È chi sta guidando mentre emerge.”
Quando il comando interno torna visibile
Ci sono momenti in cui il problema non è ciò che accade.
È chi sta guidando mentre accade.
Non importa l’immagine che arriva.
Non importa l’associazione che si accende.
Non importa se è fuori luogo, fastidiosa, disturbante, fuori tempo.
Il punto non è cosa emerge.
Il punto è cosa succede quando emerge.
Ed è qui che compare una struttura invisibile, ma rigidissima.
La struttura che nessuno nomina
Quando qualcosa disturba, la reazione più comune è una di queste tre:
osservare senza intervenire
lasciar passare
restare presenti
Sono tutte posture considerate “evolute”.
E tutte falliscono nello stesso punto.
Perché non sono posture di comando.
Sono posture di ritiro elegante.
Il sistema interno, in quei momenti, non sta chiedendo comprensione.
Sta chiedendo chi tiene il volante.
In neuroscienze questa dinamica non viene descritta come emotiva o simbolica, ma come una questione di controllo esecutivo: sistemi che non spiegano ciò che accade, ma mantengono una traiettoria stabile mentre accade. È la funzione descritta nei modelli di base di testi come Neuroscience: Exploring the Brain, dove il comando non risolve il contenuto, ma impedisce al sistema di frammentarsi.
Il paradosso della non-azione
C’è una convinzione diffusa, mai messa in discussione:
che non intervenire sia sempre più maturo che intervenire.
Ma quando l’attivazione è già in corso, la non-azione non è neutra.
Viene letta come assenza di guida.
E qui avviene il paradosso:
più cerchi di non interferire
più il sistema si agita
Non perché sei debole.
Ma perché nessuno ha dichiarato il comando.
Nei modelli neuroscientifici dell’attenzione, questa dinamica è centrale: l’attenzione non è passiva, ma un sistema competitivo. Quando manca una guida, il rumore prende il controllo. È il punto su cui insiste Neuroscience of Attention: Attentional Control and Selection, mostrando che non è il contenuto a vincere, ma l’assenza di selezione.
Il comando che non risolve nulla
(e proprio per questo funziona)
C’è un tipo di comando che non sistema, non spiega, non aggiusta.
Un comando che non fa nulla fuori,
ma cambia tutto dentro.
Non è una frase motivazionale.
Non è una tecnica.
È una presa di posizione interna che dice, senza dirlo:
“Questa situazione è sotto responsabilità.”
Non per risolverla.
Per reggerla.
La differenza tra controllo e comando
Il controllo vuole un risultato.
Il comando vuole continuità.
Il controllo dice:
deve smettere
deve sparire
deve calmarsi
Il comando dice:
guido io
il resto può anche restare
Ed è qui che la struttura si rivela:
non è l’immagine a disturbare
è l’assenza di una guida riconoscibile
Quando il sistema smette di protestare
Accade sempre la stessa cosa.
Quando il comando interno torna leggibile:
l’attivazione non sparisce subito
il fastidio non viene cancellato
il contenuto non viene risolto
Eppure qualcosa si chiude.
Il sistema smette di bussare.
Non perché è stato accontentato,
ma perché non deve più tenere il comando al posto tuo.
La legge narrativa che emerge
Chi lavora con le storie la conosce bene, anche se raramente la nomina.
Una scena non si scioglie quando il conflitto viene spiegato.
Si scioglie quando qualcuno prende posizione.
Non è la soluzione a far avanzare la storia.
È la responsabilità.
Lo stesso accade qui.
Perché il “fare” non serve
È qui che molti sbagliano lettura.
Pensano che “ci penso io” debba essere seguito da un’azione.
Da una correzione.
Da una manovra.
Ma il sistema non misura l’azione.
Misura la stabilità.
Se dopo aver preso il comando:
non rincorri
non sistemi
non controlli
non verifichi
allora stai mantenendo la parola.
Nei modelli di autoregolazione descritti dalla teoria del controllo, assumere il comando non equivale ad agire, ma a mantenere un riferimento stabile nel tempo. È il cuore dei modelli presentati in Attention and Self-Regulation, dove la regolazione avviene quando il sistema smette di correggere e inizia a reggere.
Tenere il volante diritto
Immagina una strada scivolosa.
Accanto a te qualcuno si agita.
Tu non:
sistemi il motore
spieghi la strada
cambi direzione
- tieni il volante diritto.
Questo è il comando che il sistema riconosce.
Non perché promette sicurezza.
Ma perché non abdica.
La struttura inevitabile
Quando il comando interno è assente:
il sistema protesta
le associazioni proliferano
il piacere si rompe
l’esperienza si frammenta
Quando il comando torna:
il rumore può restare
l’esperienza continua
la scena non si spezza
Non perché tutto va bene.
Ma perché qualcuno sta guidando anche quando non va bene.
Dove Controbattere lavora davvero
Non nelle storie.
Non nei contenuti.
Ma nel punto in cui una struttura diventa visibile.
Qui la struttura è semplice e spietata:
quando nessuno prende il comando
il sistema lo fa al posto tuo
E lo fa nel modo più rumoroso possibile.
Fine della spiegazione
(non della cosa)
Questo non è un metodo.
Non è una soluzione.
Non è una promessa.
È una legge di funzionamento.
Quando torna il comando interno,
non serve capire di più.
Serve tenere la linea.
Il resto accade da solo.
“Non serve che il rumore finisca.
Serve che qualcuno tenga il volante.”
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