Che cosa resta di te quando spegni la torcia dell’attenzione?
“La paura ha sempre bisogno di un oggetto. Se l’attenzione non illumina nulla, la paura non trova più appiglio.”
Siamo abituati a vivere come se fossimo ciò che percepiamo: il corpo che sente, la mente che pensa, le emozioni che ci scuotono. Ma cosa accade quando tutto questo si ferma?
Può sembrare un’idea strana, quasi impossibile: chi sei tu quando spegni la torcia dell’attenzione?
In questo articolo esploriamo una tecnica antica, commentata da Osho e attribuita ai sutra di Shiva. Non si tratta di spostare l’attenzione da un punto all’altro del corpo (come nell’esperimento verificabile del primo articolo), ma di fare un salto di qualità: sospendere del tutto i sensi, chiudere la torcia, e scoprire che, anche senza oggetti, tu resti coscienza.
La tecnica della pietra
Il sutra dice:
“Chiudi le porte dei sensi quando senti il solletico di una formica. Allora!”
Osho la spiega così:
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Immagina che i tuoi occhi siano ciechi,
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che le orecchie siano sorde,
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che la pelle non senta più nulla.
Diventa pietra, statua, corpo immobile.
Non è un gioco di fantasia, ma un allenamento concreto: ritirare l’attenzione dal mondo esterno e dal corpo, così che la coscienza non abbia più oggetti da illuminare.
La differenza con lo spostare la torcia
Nel primo livello (mano → piede) l’attenzione è ancora attiva: illumina un oggetto invece di un altro. È verificabile, dimostrabile.
Qui invece accade qualcosa di diverso: la torcia si spegne.
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Non illumini più un punto o un altro.
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Non illumini più nulla.
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Rimane solo il buio… e dentro quel buio scopri che tu ci sei lo stesso.
È un’esperienza paradossale: quando la torcia non ha oggetti, l’attenzione ricade su sé stessa. E lì appare lo sfondo che non cambia mai: la pura presenza.
Perché spegnere la torcia dissolve la paura
La paura non esiste da sola: ha sempre bisogno di un oggetto.
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Paura del dolore.
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Paura di una perdita.
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Paura di ciò che potrebbe accadere.
Se l’attenzione illumina quel contenuto, la paura prende forma e ti domina.
Ma se spegni la torcia, non c’è più un oggetto su cui la paura può aggrapparsi.
"E allora la paura si dissolve, come un’ombra che non ha più luce."
Un esercizio pratico
Vuoi provare? Bastano pochi minuti.
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Siediti o sdraiati. Chiudi gli occhi.
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Immobile come pietra. Non muovere nulla, decidi di essere statua.
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Chiudi i sensi. Inspira normalmente, trattieni il fiato per qualche secondo e immagina:
– gli occhi non vedono,
– le orecchie non sentono,
– la pelle non percepisce. -
Resta lì. Anche se arriva un pensiero o un impulso, non seguire. Rimani come sasso, immobile.
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Osserva. Noterai che il corpo sembra allontanarsi, le sensazioni diventano lontane. Rimane solo un nucleo di presenza, senza oggetti.
Anche se dura solo pochi secondi, è sufficiente per intuire che tu esisti anche quando l’attenzione non illumina nulla.
Non sei l’attenzione, sei la coscienza
L’errore comune è credere di essere l’attenzione. Ma l’attenzione si accende, si spegne, si sposta. Tu resti.
Se puoi osservare la tua attenzione, allora non sei lei: sei ciò che la usa, o ciò che rimane quando non c’è nulla da usare.
È qui che la tecnica di Shiva diventa rivelazione:
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Quando l’attenzione ha un oggetto → sei prigioniero di quell’oggetto.
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Quando l’attenzione non ha oggetti → scopri lo sfondo immobile che sei tu.
- Attenzione = strumento → è il fascio di luce della torcia.
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Coscienza = ciò che sei → è la mano che tiene la torcia, o meglio ancora la presenza che sa di esserci anche senza torcia.
- Non sei il fascio di luce.
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Sei colui che sa di poterlo accendere, spegnere o puntare.
Perché non è una fuga
Qualcuno potrebbe pensare: “Se divento pietra, se chiudo i sensi, allora mi sto allontanando dalla vita.”
In realtà è il contrario: non si tratta di fuggire, ma di ricordare chi sei anche oltre i tuoi sensi.
Spegnere la torcia non significa vivere per sempre al buio, ma accorgersi che non sei costretto a identificarti con ciò che illumini. Dopo, puoi riaccendere la torcia e vivere nel mondo, ma senza essere schiavo di ciò che percepisci.
“Chi è che sta notando questo pensiero? Chi è che sta vedendo questo dolore? Se puoi fare la domanda, vuol dire che tu sei oltre ciò che osservi.”
Rifletti: lo sfondo immobile
Spegnere la torcia è un salto di qualità.
Non sposti più l’attenzione: la lasci andare, e scopri che lo sfondo non se n’è mai andato.
È lì, silenzioso, immobile.
Se prima sembrava sparito, era solo perché la torcia era attaccata agli oggetti... come anche descritta nel Crogiolo dello Stregone.
La vera domanda, allora, non è più: “Dove metto l’attenzione?”
Ma: “Chi sono io, quando non illumino nulla eppure continuo a esserci?”
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