Il Mondo Come Coscienza di Sé
Da Einstein a Shiva fino a Simeoni: il viaggio di chi smette di essere il centro dell’universo
C’è un turista in vacanza a Riccione.
Cammina tra la folla, guarda le luci dei locali, ascolta le voci che si confondono con la risacca del mare.
Non ha un programma, non cerca nulla di preciso: osserva.
E mentre osserva, non si accorge che — senza volerlo — sta mettendo in scena una delle più grandi trasformazioni della coscienza: il passaggio dal vedere al pensare il mondo.
Quando il mondo è uno specchio: “Come io vedo il mondo” di Einstein
Albert Einstein pubblicò nel 1934 una raccolta di saggi e interviste dal titolo Come io vedo il mondo. Il suo intento non era solo divulgare la teoria della relatività, ma offrire una visione etica e filosofica del cosmo.
Per lui, l’osservatore non è un testimone passivo: è parte del campo che misura, perché ogni corpo curva lo spaziotempo che attraversa. Il mondo, dunque, non è qualcosa che “si guarda da fuori”, ma una struttura che risponde alla presenza di chi la osserva.
Nel suo “io vedo”, c’è ancora un centro: l’uomo che osserva, misura, descrive.
Ma è un centro trasparente, che non impone la propria volontà al mondo, bensì lo contempla con meraviglia.
Per Einstein, vedere significa capire come tutto è collegato: il moto dei pianeti e la caduta di una foglia obbediscono alla stessa logica invisibile.
Il suo sguardo è razionale, ma anche poetico.
Eppure, resta ancora un osservatore: qualcuno che “sta davanti al mondo”.
“Per Einstein, l’osservatore non è un testimone esterno, ma parte del campo che misura. Lo spazio si curva perché la massa lo abita.”
Shiva: non osservare, diventa il mondo
Secoli prima, un’altra voce — quella di Shiva, nel Vigyan Bhairav Tantra, che Osho commenterà poi nel suo Libro dei segreti — proponeva qualcosa di radicalmente diverso.
Shiva non spiega l’universo, non costruisce teorie: ci immerge nell’esperienza.
Le sue parole non sono concetti, ma chiavi per dissolvere il confine tra chi guarda e ciò che viene guardato.
Quando dice:
“Ovunque la tua attenzione si posi, diventa una porta verso il divino”,
sta indicando un modo di percepire in cui non c’è più un soggetto e un oggetto, ma solo presenza.
Il turista a Riccione, se improvvisamente smette di pensare a dove andare e si lascia prendere dal suono delle onde, entra proprio lì: nel silenzio tra un pensiero e l’altro.
Non vede più il mare: è il mare.
Non sente la musica del locale: diventa quella vibrazione.
È l’attimo in cui la mente cede il controllo e l’essere si fonde con la vita.
“Nel Tantra la dissoluzione non è una fuga, ma una disciplina che, respiro dopo respiro, scioglie il confine tra chi percepisce e ciò che è percepito.”
Simeoni: togliersi dal centro del mondo
E poi arriva Claudio Simeoni, con la sua Religione Pagana e Il Crogiolo dello Stregone.
Qui il linguaggio cambia ancora.
Non c’è più “vedere” né “dissolversi”: c’è partecipare.
Nel capitolo Togliersi dal centro del mondo, Simeoni scrive:
“Chi si ritiene al centro del mondo agisce per sottomettere.
Chi si toglie dal centro del mondo dà l’assalto al cielo della conoscenza e della consapevolezza.”
Per lui, l’universo è un campo di forze in relazione continua, dove ogni essere — umano, animale, vegetale o minerale — pensa e costruisce la propria parte di eternità.
Non si tratta di negare l’io, ma di spostarlo: dal trono al cerchio.
L’uomo non è più il punto attorno a cui ruota tutto, ma una delle infinite volontà che partecipano al divenire.
Il pagano non contempla il mondo come Einstein, né si dissolve come Shiva: lo pensa insieme agli dèi, agli animali, ai venti, ai mutamenti. Ogni atto è un dialogo con il circostante.
“Pensare il mondo, per Simeoni, è un atto di volontà che trasforma: l’uomo agisce dentro il divenire per costruire giustizia tra poteri di essere.”
Il turista che diventa parte del paesaggio
Torniamo al turista di Riccione.
All’inizio guardava, come Einstein, cercando di capire.
Poi, senza accorgersene, ha iniziato a sentire come Shiva.
E a un certo punto — forse guardando il riflesso del tramonto sul mare — ha smesso di essere un osservatore: è diventato parte del paesaggio.
In quell’istante, non c’è più distinzione tra lui e ciò che lo circonda.
La sabbia sotto i piedi, i ragazzi che ridono, le voci lontane, tutto lo attraversa.
Non è più lui che vede, ma il mondo che si pensa attraverso di lui.
Questo è il passaggio pagano: la coscienza che si riconosce come fenomeno del mondo, non come sua padrona.
“Cammina senza meta, ma con un’intenzione segreta: capire se è possibile guardare il mondo con occhi diversi, sentirlo e poi pensarlo.”
Dall’io al noi: tre vie per uscire dal centro
Le tre visioni si toccano e si completano.
Einstein insegna la meraviglia della mente, Shiva la fusione del corpo, Simeoni la responsabilità del divenire.
Il turista diventa allora il simbolo dell’evoluzione umana: parte dall’osservazione, attraversa la presenza, e arriva alla partecipazione. Ogni fase è necessaria.
Senza Einstein non si capisce la logica, senza Shiva non si sente la vita, senza Simeoni non si costruisce libertà.
Caro Me Profondo...
Caro me profondo...
oggi cammino nel mondo come un turista.
Vedo come Einstein, sento come Shiva, penso come un pagano.
In ogni persona che incontro riconosco la stessa tensione che attraversa me.
Non voglio essere il centro, ma una forza in cammino nel cerchio.
Quando la mente osserva, il corpo si fonde e la volontà agisce —
allora, forse, il mondo non ha più bisogno di essere spiegato:
si spiega da sé, attraverso ciò che siamo.
Rifletti
“Come io vedo il mondo” appartiene alla scienza che ordina.
“Come pensano il mondo i pagani” appartiene alla vita che respira.
E nel mezzo c’è l’esperienza diretta: quella di chi, come il turista di Riccione, smette di essere spettatore e scopre che ogni granello di sabbia lo sta guardando indietro.
Einstein vuole capire il mondo.
Shiva è dissolto in esso.
Simeoni pensa il mondo insieme agli dèi.
Forse la vera rivoluzione è accorgersi che tutte e tre le vie convivono dentro di noi: la mente che vede, il corpo che sente, e la volontà che costruisce. Non c’è un punto fisso da cui osservare il reale — c’è un cerchio in movimento, in cui ogni vita è una fiamma che pensa il mondo dal suo lato del cielo.
“Il mondo non è uno spettacolo da guardare né un’unità in cui dissolversi. È un congresso di volontà pensanti.”
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