La Presenza che Rinasce dall’Assenza
Chi Sei Senza Chi Ti Faceva Sentire Vivo?

“Nella Religione Pagana, l’altro non è un ponte verso di te.
È una forza viva che ti costringe a trasformarti.”

La Forza che Resta Quando l’Altro Non C’è più

C’è una domanda che ritorna quando il silenzio riprende il posto di una presenza che prima ti accendeva:

Ti manca lei, o la parte di te che viveva con lei?

Nel linguaggio della Religione Pagana, ciò che chiami “mancanza” non è un vuoto, ma una trasformazione di presenza. L’altro non scompare: diventa parte della tua trasformazione.
È la materia su cui la tua volontà plasma nuova vita.

Nella Religione Pagana, l’altro non è un bisogno né un ponte verso la propria interiorità: è una forza viva che ti obbliga a mutare forma, a crescere, a trovare nuovi equilibri.

Osho, ne Il Libro dei Segreti, fa dialogare Shiva e Devi come due poli dell’esistenza: la domanda e la risposta, il desiderio e la consapevolezza. Ma mentre nel Tantra il fine è dissolvere la separazione, nella Religione Pagana ogni incontro serve a generare nuova realtà, perché il mondo non tende all’Uno ma al molteplice.

Come scrive Claudio Simeoni:

“Non si ritorna all’Uno.
Ogni essere costruisce se stesso nel divenire, attraverso l’attrito delle proprie relazioni.”

Quando dici “mi manca lei”, nella visione della Religione Pagana non stai parlando di un’assenza,
ma di una parte di te che si sta ridefinendo dopo la trasformazione dell’incontro. Non è la forza vitale che ti abbandona: è la forma in cui quella forza vuole continuare a vivere che sta cambiando.

Devi:
“Mi manca, Shiva. Mi manca come se una parte di me fosse sparita con lui.
E non riesco a capire se mi manca lui o me stessa quando ero con lui.”

Shiva:
“Ti manca la parte di te che si era accesa nel suo sguardo.
Non è amore, è identificazione.
Tu credi che la tua energia provenisse da lui, ma era la tua.
Lui è stato solo lo specchio.”

Nel Libro dei Segreti, Osho descrive questo come il punto essenziale del Tantra: non cercare nell’altro la causa della tua esperienza, ma riconoscere dove in te nasce quella vibrazione.
Il Tantra non vuole capire, vuole vedere.
Non analizza, rivela.

Devi e Shiva: Il Dialogo tra Due Coscienze

Devi:
“Ma io l’ho sentito, Shiva.
Quando mi guardava, ero viva.
Quando se n’è andato, è come se avesse spento la luce.”

Shiva:
“La luce non l’ha spenta lui.
È la tua attenzione che si è spenta con la sua assenza.
Tu eri viva perché ti vedevi attraverso i suoi occhi.
Ora devi imparare a vederti attraverso i tuoi.”

Il Tantra insegna che l’altro non è un bisogno, ma un catalizzatore:
serve solo a far emergere ciò che era già dentro di te.
Quando quella persona se ne va, ciò che davvero ti manca non è lui,
ma il contatto con quella parte viva che in sua presenza avevi risvegliato.

Il Potere dell’Altro come Specchio

Ogni incontro significativo funziona come un laboratorio interiore.
Attraverso l’altro, il tuo essere si rivela.
Quando ami davvero, la forma dell’amato si dissolve e rimane solo l’esperienza pura del vivere.

Osho lo scrive con parole semplici:

“Quando ami realmente, la forma dell’amato svanisce, e attraverso l’amato entri in ciò che è senza forma.”

Questa è la chiave: non ti manca una persona,
ti manca quel varco — quella soglia attraverso cui, per un istante,
hai toccato l’infinito dentro di te.

Shiva non consola Devi.
Le mostra che ogni perdita è una lezione di libertà.
Che l’altro non è il custode della tua energia, ma solo il riflesso attraverso cui impari a riconoscerla.

La Mente Possiede, la Coscienza Ama

Devi:
“Allora non era amore?”

Shiva:
“Era amore, ma di un tipo che ancora non conoscevi.
La mente chiama ‘amore’ ciò che vuole trattenere.
La coscienza chiama ‘amore’ ciò che può lasciar andare.”

Osho spiega che la mente desidera, la coscienza ama.
La mente vive di ricordi, la coscienza vive di presenza.
Quando ami dalla mente, vuoi possedere;
quando ami dalla coscienza, vuoi comprendere.

Nel primo caso dici: “Mi manchi.”
Nel secondo: “Grazie per avermi mostrato chi posso diventare.”

Trasformare il Dolore in Presenza

Devi:
“E il dolore, Shiva?
Come si attraversa senza perdersi?”

Shiva:
“Non lo attraversi. Ti fermi.
Non scappare: siediti dentro il dolore.
Osservalo, respiralo, e guarda cosa ti sta insegnando.”

Osho dice:

“Siediti nel mezzo del dolore e osserva.
Non cercare di cambiare nulla.
Il dolore stesso diventerà la porta.”

Ogni vuoto, ogni assenza, è una soglia.
Dietro quella soglia c’è una parte di te che chiede di essere riconosciuta.
Quando impari a respirare dentro quella mancanza, l’energia che avevi affidato all’altro torna a casa.
La mancanza non si cancella: si trasforma in consapevolezza.

L’Amore come Rivelazione di Sé

Shiva:
“L’amore non è un legame, Devi. È una rivelazione.
Non ti unisce all’altro: ti svela a te stessa.”

Quando ami con consapevolezza, smetti di dire “senza di te non sono niente”,
perché scopri che ciò che vivevi con l’altro era tuo, non suo.
Era la tua capacità di sentire, di vibrare, di esistere pienamente.

Il Tantra non giudica le relazioni, non idealizza la solitudine.
Ti chiede solo di vedere.
Se ami per completarti, rimarrai dipendente.
Se ami per conoscerti, diventerai libero.

Ecco perché la fine di un amore non è una tragedia,
ma un passaggio iniziatico: ti costringe a scegliere.
Rimanere nel ruolo di Devi, che chiede “perché mi hai lasciata?”,
o diventare Shiva, che risponde: “usa la tua assenza per scoprire chi sei.”

La Presenza che Rinasce dall’Assenza

Quando dici “mi manca lei”, fermati un istante.
Chiudi gli occhi e chiediti:
Dove viveva quella parte di me che si accendeva con lei?

Nel petto? Nel respiro? Negli occhi?
Quello è il tuo tempio.
È lì che devi tornare.

Osho lo riassume in una frase che sembra scritta per ogni amore autentico:

“L’amato è il pretesto; l’esperienza è tua.
L’altro scompare, ma la tua coscienza resta.”

Ma nella visione della Religione Pagana, quella coscienza non resta ferma: diventa forza viva che continua a trasformarsi.
Non ti manca lei.
Ti manca la potenza che avevi risvegliato in te guardando attraverso lei.
Ora quella potenza ti chiama: non più per ricordare, ma per costruire.

“Non sto analizzando il passato, sto osservando come la mia energia reagisce al presente per capire in quale direzione vuole divenire.”

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