Il Metodo Scientifico e la Legge di Causa ed Effetto:
È la Storia un Laboratorio come la Scienza?
La Scienza e la Spiritualità devono davvero combattersi?
«Non sono gli effetti a sorprenderci, ma le cause che non abbiamo voluto vedere.»
Quando pensiamo al metodo scientifico, immaginiamo Newton sotto il melo, o Galileo che punta il cannocchiale al cielo.
Quando pensiamo alla spiritualità, ci vengono in mente i mistici, i filosofi orientali, o gli stregoni di cui parla Claudio Simeoni nei suoi libri come La stregoneria raccontata dagli stregoni e Il crogiolo delle stregone.
Due mondi lontani, apparentemente incompatibili. Eppure, se ci fermiamo a riflettere, una domanda ironica ci sorge spontanea: ma siamo proprio sicuri che la scienza e la magia abbiano obiettivi diversi?
Perché parliamo di cause ed effetti come se fossero proprietà private della scienza?
Il cuore della scienza, lo sappiamo, è la legge di causa ed effetto.
Se accendo il fuoco sotto una pentola, l’acqua bolle. Se spingo un corpo, esso si muove. Galileo avrebbe sorriso davanti a questa semplicità, eppure dentro c’è tutta la rivoluzione del pensiero moderno: verificare, sperimentare, ripetere.
E qui entra in gioco un altro protagonista: Sadhguru, che nel suo La gioia è alla portata di tutti. La via dello yoga ci ricorda che anche la felicità funziona con una logica simile. Non è l’effetto delle circostanze esterne, ma può essere la causa che genera nuove condizioni.
Un ribaltamento interessante: se creo l’effetto dentro di me, la causa arriverà dopo. E non è molto diverso da quello che Simeoni chiama “atto magico”.
È possibile che anche le rivoluzioni siano esperimenti di causa ed effetto?
E qui veniamo alla storia, perché — diciamolo con un po’ di ironia — gli storici non fanno altro che cercare cause delle rivoluzioni. E non a caso, esistono interi volumi che hanno fatto scuola:
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Alexis de Tocqueville, L’Antico Regime e la Rivoluzione: ci spiega che la Rivoluzione francese non nasce da un improvviso mal di pancia dei parigini, ma da secoli di tensioni accumulate.
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Christopher Hill, The World Turned Upside Down: racconta come l’Inghilterra del Seicento si rovesciò perché le cause religiose e politiche prepararono il terreno.
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Hans-Ulrich Wehler, Deutsche Gesellschaftsgeschichte: analizza la rivoluzione tedesca come effetto di una modernizzazione incompiuta.
Insomma, la storia è un gigantesco laboratorio: ogni rivoluzione è un esperimento in cui le cause sociali, economiche, religiose ed emotive si mescolano. E come nella scienza, non basta l’ipotesi: occorre che gli eventi — gli effetti — la confermino.
È un caso che Tocqueville sembri un fisico e non uno storico?
Prendiamo Tocqueville. Nel suo L’Antico Regime e la Rivoluzione, analizza i privilegi fiscali, la frattura tra nobiltà e borghesia, e ci mostra che la rivoluzione era già scritta nei numeri e nei rapporti di forza.
E viene da chiedersi: non sembra quasi il protocollo di un esperimento scientifico? Si parte da una causa — l’ingiustizia fiscale — e si osserva l’effetto — la presa della Bastiglia.
Allo stesso modo, Nicola Gratteri, in Una cosa sola. Come le mafie si sono integrate al potere, ci mostra che le mafie creano scientemente le cause (controllo economico, violenza, corruzione) per produrre effetti precisi (potere, consenso, denaro).
La storia e la cronaca giudiziaria, insomma, funzionano con la stessa logica di un laboratorio.
Perché la religione pagana osa ribaltare la logica scientifica?
Ed ecco il colpo di scena: mentre la scienza ci dice “prima la causa, poi l’effetto”, la religione pagana (nelle parole di Simeoni) afferma l’opposto.
Vuoi essere felice? Non aspettare che arrivi la causa esterna. Crea prima l’effetto — vivi la felicità — e vedrai che la causa si presenterà.
È lo stesso principio che Simeoni approfondisce ne Il crogiolo delle stregone: la realtà non è solo qualcosa che subiamo, ma anche qualcosa che recitiamo fino a trasformarla.
E non è forse quello che fecero gli uomini e le donne del 1789? Non aspettarono che la monarchia cadesse da sola: recitarono già da cittadini liberi, e la realtà seguì.
La rivoluzione è un atto magico o un esperimento scientifico?
A questo punto la distinzione si fa sottile.
Quando Claudio Simeoni parla di magia come atto totale di consapevolezza, sembra quasi descrivere ciò che accade in una piazza in tumulto. La gente “recita” la libertà, e a furia di recitarla, la conquista.
Quando Sadhguru in Karma. Il percorso per creare il tuo destino ci ricorda che ogni azione lascia un segno, non fa che ribadire quello che storici come Hill o Lefebvre hanno mostrato: ogni piccola causa — un panetto di pane mancante, un discorso infiammato, una tassa insopportabile — accumula effetti fino all’esplosione.
Non è forse tutta la storia una legge di causa ed effetto?
Alla fine, la grande ironia è questa: la scienza, la spiritualità e la storia parlano la stessa lingua.
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La scienza misura: se A, allora B.
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La spiritualità ci provoca: se vivi già B, allora arriverà A.
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La storia osserva: quando troppe cause si accumulano, l’effetto diventa inevitabile.
Ed ecco perché leggere un libro come Una cosa sola di Gratteri o La stregoneria raccontata dagli stregoni di Simeoni non è poi così diverso che leggere Tocqueville o Hill. Tutti ci insegnano a guardare non solo l’effetto, ma soprattutto le cause invisibili che lo generano.
Rifletti: siamo scienziati, stregoni, seduttori o rivoluzionari?
Forse non serve scegliere. Possiamo essere tutte e tre le cose insieme.
Perché ogni volta che creiamo un effetto dentro di noi, come dice Sadhguru, stiamo facendo un esperimento.
Ogni volta che osserviamo le concatenazioni di cause, come fa Gratteri con la mafia o Tocqueville con la rivoluzione, stiamo facendo storia.
E ogni volta che viviamo con intensità e consapevolezza, come insegna Simeoni, stiamo facendo magia.
E allora la domanda finale è inevitabile:
se la scienza, la spiritualità e la storia ci mostrano tutte la stessa legge, non è forse ora di smettere di aspettare la causa e cominciare a creare l’effetto?
«Ogni causa è un seme: puoi ignorarlo, ma prima o poi l’effetto busserà alla tua porta.»
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