Tre voci per spezzare i circoli viziosi

La Vittoria e l’Ignoranza: un Circolo da Spezzare

Una frase di Velasco che vale per tutti

Julio Velasco, allenatore che ha fatto la storia della pallavolo, disse una volta:
«Secondo me la mentalità vincente si acquisisce vincendo! Io non conosco una squadra che perde spesso e che abbia mentalità vincente.»

La sua osservazione sembra quasi banale: per avere mentalità vincente, bisogna vincere. Ma qui sta il paradosso: se perdi sempre, come fai a diventare vincente? È il cane che si morde la coda. E allora, per spezzare quel circolo vizioso, Velasco indica la strada: non si tratta di inventare slogan motivazionali, ma di cominciare a vincere piccole battaglie reali, spesso invisibili al pubblico.

La prima conquista non è sul tabellone, ma dentro. È vincere contro i propri difetti, le proprie paure, i propri limiti. Ed è questa vittoria interna che crea la base su cui costruire una mentalità nuova, finalmente vincente.

Dalla palestra alla piazza

Ora, se allarghiamo lo sguardo, il discorso di Velasco non vale solo per lo sport. Vale per la politica, per la cultura, per la vita di tutti i giorni. Chi perde di continuo — e non parlo solo delle squadre di pallavolo — difficilmente avrà la mentalità vincente per ribaltare la situazione.

E qui entra in gioco un’altra voce, molto diversa ma complementare: quella di Nicola Gratteri.

Gratteri e l’ignoranza esibita

Il magistrato calabrese ha detto una volta:
«I social hanno fatto emergere tutta l’ignoranza sociale. Una volta non si vedevano tanti ignoranti, perché non avevano modo di esibirsi. Oggi, invece, con i social la possono esibire.»

È un’osservazione che colpisce: sembra che improvvisamente ci siano più ignoranti di un tempo. In realtà non è così: c’erano anche prima, ma erano nascosti, non avevano la cassa di risonanza che oggi i social offrono.

Ed è qui che, in perfetto stile Controbattere – Oltre il Pensare, viene la domanda scomoda: chi li ha creati, questi ignoranti?

L’ignoranza non nasce da sola

Se milioni di persone non sanno pensare, se confondono slogan con verità e apparenze con sostanza, non è un caso. Prima dei social, esisteva un sistema potente che aveva già addomesticato le coscienze: la Chiesa, con i suoi secoli di catechismo e obbedienza, la scuola piegata all’autorità, la televisione che riduceva tutto a spettacolo.

Non erano i social a fabbricare ignoranza: erano pulpiti e cattedre, televisioni e giornali a farlo. Solo che allora l’ignoranza era elegante, vestita bene, benedetta dall’autorità. Oggi, invece, è nuda, urlata, ridicola e visibile a tutti.

Proprio su questo punto Claudio Simeoni, ne Il Crogiolo dello Stregone, aveva già tracciato questa visione. Nel capitolo dedicato alla formazione dello Stregone, Simeoni mostra come l’essere umano venga modellato fin dall’infanzia attraverso lo stupro della volontà e l’imposizione dell’obbedienza cieca. È proprio questo meccanismo che genera masse di ignoranti funzionali al potere. Ma lo stesso crogiolo può diventare lo spazio in cui trasformare paure, condizionamenti e sconfitte in strumenti di libertà e conoscenza.

Il paradosso della mentalità vincente

Torniamo al punto di Velasco: per vincere serve mentalità vincente, ma la mentalità vincente nasce solo vincendo. Lo stesso accade con l’ignoranza: per essere liberi serve consapevolezza, ma la consapevolezza si costruisce solo liberandosi, un passo alla volta.

Come si fa, allora? Si parte dalla prima vittoria interna.

  • In una squadra: correggere il difetto principale.

  • Nella società: accendere la lampadina del dubbio.

  • Nell’individuo: dire un “no” dove tutti dicono “amen”.

Quella prima vittoria crea l’impressione che “qualcosa sta cambiando”, rompe il circolo vizioso della sconfitta, apre uno spiraglio.

Vittoria e testimonianza

Ecco anche perché non basta parlare di mentalità vincente: bisogna incarnarla. Nel corpo, nei gesti, nella voce. Chi predica forza ma non l’ha mai conquistata, chi parla di bellezza ma non la vive, chi vende libertà ma ha gli occhi spenti, non trasmette mentalità vincente: recita una parte.

È come un guru che insegna vitalità ma appare stanco e fuori forma. È come un finto ricco che ostenta Lamborghini in affitto: non è vittoria, è teatro. E la gente lo sente, come gli atleti sentono se il loro allenatore crede davvero a quello che dice.

Una lezione da portare a casa

Il filo rosso che unisce Velasco e Gratteri è chiaro:

  • la mentalità vincente nasce da vittorie reali, non da parole;

  • l’ignoranza si vince affrontando il suo cuore nascosto, non illudendosi che sparisca da sola.

Velasco ci dice: concentratevi sul problema maggiore, risolvetelo insieme, e sarà la vostra prima vittoria.
Gratteri ci ricorda: l’ignoranza non è nuova, ma oggi la vediamo. E allora la prima vittoria è smascherarla, riconoscerne le radici storiche, e rompere la catena che ce la presenta come inevitabile.

Spezzare i circoli viziosi

In fondo, è sempre lo stesso gioco:

  • nella squadra che perde;

  • nella società che non pensa;

  • nell’individuo che si sente bloccato.

Si tratta di spezzare un circolo vizioso, conquistare una vittoria concreta, anche piccola, e costruire da lì.

Come direbbe Velasco: “Non tutte le battaglie insieme, una alla volta. Ma quella che vinci subito ti cambia tutto.”
E come direbbe Gratteri: “Non è che oggi siamo più ignoranti. È che adesso non possiamo più far finta di non vederlo.”

   ---

✦ Nota: Se questo articolo ti ha incuriosito, qui trovi alcuni dei libri citati. Sono link affiliati: a te non costano nulla in più, ma ci aiutano a sostenere il progetto. Grazie per il sostegno!

---