Il Suono Sei Tu

Come il Fuoco che Scalda e Brucia, la Musica è l’Emozione che Diventa Fiamma Sonora.

Un dialogo che fa riflettere

In questi giorni parlavo con un amico musicista delle nuove frontiere del drumsetting, e da lì è nata una discussione che merita di essere portata anche qui, su Controbattere – Oltre il Pensare.

Il suo commento è stato tagliente:
«Ma non serve spendere un sacco di soldi, tanto non possono suonare. Meno suonano meglio è, fai prima a fare i suoni.»

Una battuta che contiene un fondo di verità e una provocazione: a cosa serve davvero una batteria da 10.000 euro, se poi non sei in grado di suonarla?

Strumento vs. musicista

Partiamo da un dato semplice:

  • Una DW Collector’s, una Sonor SQ2 Maple o una Pearl Masterworks sono strumenti di altissimo livello. Non si tratta di semplici fusti di legno, ma di artigianato, scelta di essenze pregiate, hardware progettato con cura millimetrica.

  • Una batteria di questo tipo garantisce risonanza, precisione nell’accordatura, stabilità nel tempo e un’estetica che spesso sfiora il lusso.

Ma il punto è chiaro: se non sai suonare, non ti salverà nemmeno la batteria più costosa del mondo. È come dare una Ferrari a chi non ha la patente: lo spettacolo sarà garantito, ma solo per i carrozzieri.

Il paradosso della leggerezza

Un altro amico, Stefano, mi diceva ridendo:
«Guarda che le DW Collector’s non sono le Recording, ho sbagliato! 😁 Però suonano benissimo… anche perché con quello che costano dovrebbero pure cucinarti la cena!»

È proprio questo il punto: i fusti top di gamma hanno un peso diverso, non solo fisico (una DW Collector’s completa può toccare i 50 kg), ma anche simbolico. Li percepisci come tronchi levigati che parlano. Eppure, quando li prendi in mano, ti accorgi che non sono macigni: la loro solidità è sorprendentemente equilibrata.

La verità è che un fusto non deve essere pesante per avere un grande suono. Sonor SQ2, ad esempio, usa legni sottili per aumentare la risonanza; mentre Noble & Cooley, con i loro rullanti in legno massello, danno quella sensazione di avere in mano non solo uno strumento, ma un pezzo di foresta viva.

Il mito del “più costa, più suona”

Torniamo alla frase ironica del mio amico:
«Meno suonano meglio è».
Cosa intendeva? Che tanti batteristi si illudono che un set costoso “suoni da solo”. Ma la realtà è un’altra:

  • Un bravo batterista fa suonare bene anche un kit entry-level.

  • Un principiante può rendere piatta persino una Collector’s.

Ecco perché spendere tanto non garantisce nulla, se non c’è dietro la pratica, l’ascolto, il sudore sulle pelli e sui pad.

Quando ha senso investire

Una batteria top di gamma ha senso se:

  • registri spesso in studio e vuoi un suono già perfetto alla fonte;

  • sei in tour e cerchi affidabilità totale;

  • vuoi costruirti un kit personalizzato, come con le Pearl Masterworks, dove puoi scegliere ogni dettaglio: legni, finiture, hardware, perfino le viti placcate oro.

La voce del batterista comune

E oggi il mio amico ha rincarato la dose:
«Per la mia esperienza basta una batteria da 500 €, anzi avanza! La pelle fa il suono per il 50%, in più lo devi sapere intonare.»

Una frase che sembra brutale, ma che dice una verità: una batteria costosa senza pelli curate e senza un buon orecchio nell’accordatura resta muta. Viceversa, un kit entry-level, se ben preparato, può sorprendere e reggere il confronto.

Filosofia del suono: corpo e strumento

Qui entra il lato che mi affascina di più: la dimensione filosofica.
Lo strumento, come il corpo, è un contenitore di vibrazioni. Non è la batteria che crea la musica, ma la relazione che nasce tra te e lei.

È come nella meditazione o nella religione pagana: non basta avere il “mantra più raro” o il “libro più sacro” se poi non sai stare in presenza. Allo stesso modo, non basta avere un set da collezione se il tuo tocco è vuoto, se non ci metti intenzione.

Il suono vero non nasce dalla spesa, ma dalla presenza.

La domanda che ogni musicista si pone

A un certo punto, chiunque suoni la batteria si ritrova davanti a una scelta interiore:
preferisci la leggerezza risonante di un fusto Sonor sottile, o la densità antica di un Noble & Cooley massello? Ti emoziona di più la solidità equilibrata di una Collector’s, o la sorpresa di far cantare una batteria economica con le tue mani?

Sono domande che non hanno una risposta nei listini prezzi, ma nell’esperienza viva: un movimento, un brivido, un colpo di pedale che ti dice da che parte stai.

Rifletti

Alla fine, il punto è questo:

  • Un set costoso non è un investimento automatico in musica.

  • Un set economico non è necessariamente un limite.

Il vero strumento è il batterista stesso, la sua capacità di ascoltare, di respirare col ritmo, di trasformare il colpo in energia.

E allora sì, le DW Collector’s, le Sonor SQ2 o le Noble & Cooley sono meraviglie del mondo musicale, ma diventano vere solo quando l’uomo che le tocca è presente a se stesso.

Perché, come disse un vecchio percussionista con un sorriso:

«La batteria più costosa al mondo è solo un mobile di lusso… finché non ci metti sopra la tua anima.»