Sapere cosa vuoi. E scoprire che non tutti vogliono davvero qualcosa.
“Pensavo che dicessero no alla mia idea.
In realtà, dicevano no a qualsiasi idea che richiedesse impegno.”
Quando hai un’idea, un sogno, un progetto — che sia una relazione seria, un’azienda, una palestra, una sfida sportiva — la prima cosa che cerchi è qualcuno con cui costruirla.
E la prima cosa che spesso succede è… non trovarlo.
Anzi, peggio: credi di averlo trovato, ma è solo entusiasmo a parole.
O peggio ancora: ti accanisci a trascinare persone che non vogliono muoversi, perché pensi che prima o poi “capiranno”.
E invece no.
Non sono “lenti”. Non sono “timidi”. Non sono “bloccati”.
Molti semplicemente non vogliono.
Non vogliono scegliere.
Non vogliono rischiare.
Non vogliono sporcarsi le mani.
Non vogliono vivere davvero qualcosa fino in fondo.
La verità difficile da ingoiare
“Sapere cosa cerchi è già metà strada.
Ma riconoscere chi non sta cercando niente — è ciò che ti salva.”
Tu puoi avere un progetto lucido, un desiderio autentico, una palestra da aprire, una squadra da costruire, una disciplina da portare avanti.
Ma se il tuo intorno è fatto di persone che vivono a caso, senza direzione, ti svuoterai cercando di coinvolgerle.
Non perché tu sia troppo. Ma perché loro non sono disposti a essere qualcosa.
Ma allora cosa si fa?
Sapere cosa vuoi è più forte delle scuse. Anche di quelle che sembrano legittime.
Si smette di convincere.
Si smette di spingere chi non si muove.
E si fa una cosa molto più potente:
- Si comincia da soli. Ma non da soli per sempre.
Costruire senza garanzie (e smettere di mendicare collaborazione)
-
Apri quella palestra anche se all’inizio sei da solo con i pesi e l’affitto.
-
Inizia quel progetto anche se i tuoi amici vogliono solo “rilassarsi”.
-
Comincia a scrivere, ad allenarti, a studiare, a cercare, anche se nessuno applaude.
Chi sa cosa vuole, non ha bisogno di trascinare. Ha bisogno di riconoscere.
Riconoscere chi è già in cammino. E lasciare andare chi resta fermo per abitudine.
Controbattere è questo
Ma l’atteggiamento resta una scelta.
E se non provi ad adattarti, ad allenarti, a iniziare comunque,
non è sempre il limite a fermarti.
Spesso è la rinuncia che si traveste da ostacolo.
Non cercare approvazione.
Non aspettare che gli altri “si sveglino”.
Non farti rallentare da chi vive in modalità standby.
Controbattere è iniziare anche senza testimoni.
È continuare anche senza risultati immediati.
È non arrendersi alla mediocrità passiva di chi si difende dal rischio facendo finta di non aver voglia.
Chi non sogna nulla ti farà sembrare ridicolo
Ti diranno che sei troppo ambizioso.
Troppo motivato.
Troppo serio.
Troppo “intenso”.
Ma non sei tu a essere troppo.
Sei tu a essere sveglio in un contesto anestetizzato.
I limiti esistono. Ma non tutti quelli che ci fermano vengono da fuori.
Molti si presentano sotto forma di scusa. E diventano abitudine.
Allora che si fa?
Si resta fedeli. Alla visione, alla fatica, alla disciplina, alla follia creativa.
E soprattutto:
si smette di cercare la persona giusta tra quelli che non cercano niente.