Come Acquisire la Consapevolezza delle Forze o Debolezze Dentro di Noi
«La consapevolezza non è un insieme di nozioni, è la capacità di accettare solo ciò che sperimentiamo.» – Gabriella Tupini
Il mio bisogno quotidiano di capire e agire
Ogni giorno parliamo con persone che hanno opinioni forti su politica, religione, sport, filosofia, musica, UFO e mille altri argomenti.
Ciascuno sembra avere la propria verità già pronta: c’è chi si affida a professori, chi a giornalisti, chi a dogmi religiosi o modelli sociali.
Ma cosa accade quando io non mi sento abbastanza consapevole, quando penso di non avere informazioni sufficienti per rispondere? Spesso resto muto, dentro e fuori. Eppure so che ho bisogno di qualcosa di diverso: un centro radicato, una bussola interiore che mi permetta di rispondere senza cadere nella ripetizione sterile.
Questa bussola, Claudio Simeoni la chiama Giudizio di Necessità nel suo libro Il Crogiolo dello Stregone.
Il Giudizio di Necessità secondo Claudio Simeoni
Simeoni scrive:
«Il Giudizio di Necessità è un ripiego funzionale alla costruzione di un giudizio che, pur essendo incompleto, è necessario formulare per agire.»
In altre parole, significa che non avremo mai tutti i dati per un giudizio assoluto, ma dobbiamo comunque formulare una posizione sufficiente per agire.
È un atto di volontà: sapere che il mio giudizio è parziale, ma che mi serve per vivere e per trasformarmi.
L’opposto del Giudizio di Necessità è il Giudizio Imposto, cioè l’accettazione passiva delle verità preconfezionate che il sistema sociale, religioso o politico ci mette in testa.
Forze e debolezze: due facce della consapevolezza
Quando diventiamo consapevoli, non scopriamo solo le nostre forze.
Spesso emergono anche debolezze: limiti, insicurezze, paure, mancanza di strumenti.
Ed è qui che nasce la vera potenza della consapevolezza: vedere le debolezze non come difetti immutabili, ma come punti da trasformare.
Perché ogni volta che mi accorgo di una debolezza, sto già aprendo uno spazio di cambiamento.
Così, la consapevolezza diventa infinita: infinite sono le forze, infinite le debolezze, infinite le possibilità di trasformazione.
Consapevolezza come capacità elementare
Gabriella Tupini ricorda anche nei suoi libri che la consapevolezza è soprattutto capire le cose elementari.
Non verità assolute, non teorie astratte, ma l’accorgersi dell’essenziale:
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quando il respiro accelera se sono agitato,
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quando il corpo si rilassa se accolgo un’emozione,
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quando una parola mi ferisce,
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quando un pensiero ritorna come loop.
La consapevolezza è la capacità di togliere i veli delle opinioni esterne e guardare ciò che resta della mia esperienza.
E, se ci pensiamo, la maggior parte delle persone non è neppure consapevole di esistere.
Non perché manchi loro qualcosa, ma perché vivono sospese tra pensieri e automatismi, senza mai sentire davvero la vita che le attraversa.
È un’esistenza vissuta in superficie, dove l’essere si confonde con il fare e l’avere.
Solo quando ci fermiamo e ascoltiamo il corpo, il respiro, la tensione che si allenta o l’emozione che emerge, torniamo per un istante a ricordare che esistere non è scontato: è un atto di presenza.
Le parole sospese: quando serve “tradurre”
«La parola non produce azioni, le descrive. La consapevolezza nasce solo quando emozione, parola e azione tornano a intrecciarsi, trasformando ogni esperienza in forza o debolezza da riconoscere e vivere.»
Se qualcuno dice soltanto «Come acquisire la consapevolezza», la frase resta sospesa. Consapevolezza di cosa? Del corpo? Delle emozioni? Dei pensieri?
Se non aggiungiamo un complemento, rischiamo di perderci in una nebulosa.
Ecco perché è fondamentale tradurre, come dice la Psicologa Gabriella Tupini:
«La consapevolezza non è un insieme di nozioni… è la capacità di non appoggiarsi a delle figure simboliche, ma di appoggiarsi al centro che abbiamo dentro di noi: non ai genitori fuori, non al Dio fuori, ma al nostro sentire.»
La natura come maestra di forze interiori
Un altro passaggio illuminante della Tupini riguarda la natura:
«Spesso siamo educati a pensare che la bellezza della natura non basti da sola. È come se quei paesaggi splendidi fossero difettosi, a meno che non ci sia un dio appollaiato sopra a governarli.»
Ma la verità elementare è che la natura basta a sé stessa. La stessa forza che muove i fiumi e fa sbocciare i fiori è presente anche dentro di noi.
Non abbiamo bisogno di un’autorità esterna per legittimarla.
Diventare consapevoli delle forze e delle debolezze dentro di noi significa riconoscere che questa potenza naturale scorre anche nel nostro corpo, nei nostri pensieri, nelle nostre emozioni.
Come dialogare con gli altri senza perdere il centro
Nella vita quotidiana ci troviamo spesso davanti a persone che ci parlano con convinzione: su politica, religione, UFO o altri temi. È facile sentirsi schiacciati da chi sembra avere più nozioni o certezze.
Ecco come evitare la scena muta: non discutendo se Tizio o Caio abbiano ragione o torto, ma domandando loro:
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Come hai acquisito tu questa consapevolezza che Tizio o Caio portano fatti reali e non solo opinioni?
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In quale momento ti sei reso conto dentro di te che questa era una verità tua e non solo una frase ascoltata?
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Il modo in cui tu hai preso quelle informazioni e le hai trasformate in consapevolezza tua… cosa ti ha fatto vibrare di più?
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In che modo sei diventato consapevole che anche tu hai scoperto forze o debolezze dentro di te?
Queste domande hanno un doppio effetto: spostano l’attenzione dell’altro verso la sua esperienza interiore, e rafforzano la mia capacità di rimanere nel Giudizio di Necessità.
La consapevolezza come processo continuo
Diventare consapevoli non è un traguardo, ma un processo senza fine.
Ogni volta che riconosco una forza, si apre un nuovo livello.
Ogni volta che riconosco una debolezza, si apre una possibilità di trasformazione.
Ecco perché possiamo dire che esistono infinite consapevolezze.
Non una verità definitiva, ma un cammino fatto di scoperte sempre nuove.
Rifletti
Acquisire la consapevolezza delle forze o delle debolezze dentro di noi significa imparare a usare il Giudizio di Necessità come bussola.
Non affidarsi ciecamente al Giudizio Imposto, non restare muti davanti all’autorità esterna, ma scegliere di agire con ciò che sappiamo ora, pur sapendo che domani saremo cambiati.
Come spiega Claudio Simeoni anche in La stregoneria raccontata dagli stregoni, il Giudizio Imposto non è solo un concetto astratto: è stato il meccanismo con cui il cristianesimo e le monarchie assolute hanno cercato di trasformare l’uomo in un oggetto di possesso. In venti dibattiti pubblici, poi raccolti in questo libro, la stregoneria viene presentata come l’arte dell’abitare il mondo, opposta all’assolutismo cristiano che impone verità rivelate e annienta il Giudizio di Necessità.
Questo mostra chiaramente come il potere cerchi di soffocare la capacità dell’individuo di formulare giudizi propri, spingendolo invece a soggettivare dogmi e paure già confezionate.
La consapevolezza non è accumulo di nozioni, ma riconoscimento dell’esperienza.
E da quell’esperienza, giorno dopo giorno, nasce la possibilità di trasformare non solo le nostre forze, ma anche le nostre debolezze.
«Diventare consapevoli significa imparare a costruire giudizi di necessità: non verità assolute, ma punti di appoggio per agire. È riconoscere che dentro di noi esistono forze e debolezze, e che entrambe sono risorse: le forze per sostenerci, le debolezze per trasformarci. La consapevolezza non è accumulare nozioni o ripetere dogmi, ma togliere i veli delle opinioni esterne e ascoltare ciò che la vita ci fa sperimentare. In questo cammino non ci sono certezze definitive, ma infinite consapevolezze che si rinnovano a ogni passo.»
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