Un laboratorio scientifico non è solo il luogo degli esperimenti, ma il tempio dell’incertezza fertile.

Introduzione di Duca Ale Robusti

In questo articolo ho scelto di raccontare ciò che la passione rappresenta per me, ispirandomi profondamente al linguaggio e all’approccio di Giorgio Parisi nel suo libro In un volo di storni.
Le sue parole mi hanno offerto una struttura per riflettere su ciò che accade ogni volta che ci si immerge davvero in una ricerca: che sia scientifica, filosofica o interiore.

  • Il testo che segue è mio. Ma è scritto con la stessa voce interiore che vibra quando l’attrazione per una domanda supera la paura di non avere risposte.

La Passione come Metodo Scientifico: Una Forza che Plasma il Futuro

Un racconto tra complessità, errori, collaborazione e il valore del desiderio di capire

Spesso si dice che la passione sia il motore dell’innovazione. Io direi di più: è la sostanza stessa della scienza.
Senza passione, nessuna teoria regge, nessuna equazione tiene, e nessun esperimento può compiersi fino in fondo.
L’ho imparato nei decenni trascorsi tra lavagne, errori e intuizioni, ma ancor prima osservando un fenomeno che mi ha rapito: il volo degli storni sopra il cielo di Roma. Da lì è iniziata una ricerca che ha cambiato il modo in cui interpretiamo il comportamento collettivo.

Nel mio libro In un volo di storni (In a Flight of Starlings), ho voluto raccontare come nasce davvero un’idea scientifica, e cosa tiene in piedi la mente anche quando il mondo non capisce, o peggio: deride. La risposta è semplice, anche se dura da vivere: la passione.

Non è solo ispirazione: è struttura collettiva

Cerca gli altri appassionati come un elettrone cerca il suo protone: la scienza si fa in compagnia, la solitudine è solo per i santi e i filosofi.

Nel laboratorio, come in natura, i fenomeni complessi emergono da connessioni semplici.
La scienza non si fa mai da soli.
Non siamo geni solitari, ma componenti di un sistema più grande, fatto di confronto, errori, verifiche e collaborazione.

Nel progetto sul comportamento degli storni, ogni passaggio — dall'uso di telecamere sincronizzate alla modellizzazione dei dati — ha richiesto un impegno collettivo: fisici, ornitologi, studenti, programmatori.
La passione condivisa ha reso possibile ciò che sembrava irraggiungibile.

Gli errori fanno parte del mestiere (e della passione)

La scienza vera non è una linea retta. È fatta di deviazioni, intuizioni che sembravano geniali e si rivelano inutili, formule sbagliate scritte con convinzione. Ma è proprio questo che rende viva la ricerca.

Nel libro In a Flight of Starlings, racconto una storia che ancora oggi mi fa riflettere: una conversazione con il fisico Gerard 't Hooft in cui, per una disattenzione, non abbiamo riconosciuto la validità del modello di Gell-Mann.
Una svista che — lo dico con ironia — ci è costata un Nobel.
Ma ciò che mi interessa sottolineare è questo: solo chi è immerso nella sua passione può permettersi di sbagliare così profondamente… e continuare.

La passione cambia i paradigmi

Per decenni si è creduto che il comportamento degli stormi fosse regolato dalla distanza tra individui.
Ma la nostra ricerca ha mostrato che non è la distanza, bensì la relazione con i vicini più prossimi a fare la differenza.
Un concetto che può sembrare semplice oggi, ma che all’epoca ha capovolto un’intera interpretazione scientifica.

Ecco cosa può fare la passione: vedere quello che gli altri non vedono.
Insistere quando gli altri dicono che “non serve”.
La passione è una lente, una mappa e una forza che spinge a sfidare l’apparenza.

La passione è il vero metodo scientifico

Fai scienza come se il mondo dovesse ricordarsi più del tuo entusiasmo che del tuo nome.

Ciò che ho imparato in una vita tra formule e fenomeni è che la passione non è un vezzo emotivo, ma la vera infrastruttura della scienza.
È ciò che ci permette di accettare l’incertezza, di sostenere l’incompletezza, di scommettere su un’idea quando ancora non ha nome.
È ciò che rende sopportabili le attese, i fallimenti, le notti insonni passate su un’equazione che “quasi funziona”.

Chiunque voglia davvero fare scienza dovrebbe partire da qui:
da una domanda che non riesce a togliersi dalla testa.
Perché è lì che nasce la scintilla.
E solo quella scintilla — alimentata giorno dopo giorno — illumina i confini della conoscenza e apre nuovi orizzonti per tutta l’umanità.

Nota finale – scritto da Duca Ale Robusti

Questo testo nasce da un’urgenza personale: dare voce a quella forza che ci tiene in piedi anche quando tutto sembra incerto.

Il libro In a Flight of Starlings di Giorgio Parisi mi ha mostrato che anche nell’ambito scientifico l’eccellenza non nasce solo dai dati, ma da chi ha il coraggio di seguirli controvento.

Ed è proprio lì — tra l’errore, la meraviglia e la dedizione — che mi sento a casa.

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