L’Ego non si Demolisce: si Vive, si Cura, si Osserva
“Chi ti dice di demolire l’ego, ti sta dicendo di demolire te stesso. Senza un "Io", non rimane che il vuoto.”
Perché serve fare chiarezza oggi
Se c’è un concetto che nel linguaggio comune è stato confuso, distorto, frainteso fino allo sfinimento, è proprio quello di Ego.
Lo si sente ripetere in mille salse: “lui ha troppo ego”, “bisogna eliminare l’ego”, “devi vivere senza ego”.
Ma cosa significa davvero? E soprattutto: è possibile vivere senza ego?
A questa domanda la psicoanalista e scrittrice Gabriella Tupini risponde con un colpo netto: “Demolire l’ego significa demolire l’Io. È assurdo: senza Io si vive molto male, ci si distrugge.”
Ed è proprio qui che occorre mettere ordine, distinguendo tre immagini fondamentali: l’ego sano, l’ego rimbambito e il Sé.
1. L’Ego Sano: “Io sono”
L’ego sano è la nostra identità radicata.
È la coscienza che ci permette di dire con forza: “Io sono”.
Non un’affermazione arrogante, ma un atto di esistenza: esisto, agisco, vivo, scelgo.
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Nel mondo antico i pagani dicevano: “Ego sum!” – “Io sono ciò che sono diventato”.
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È l’Io che ti consente di stare nel mondo, prendere decisioni, dire “questo sono io e con questo entro in relazione con gli altri”.
Senza questo ego, sei come una casa senza fondamenta: basta un colpo di vento e crolli.
2. L’Ego Rimbambito: quando l’Io diventa gabbia
Ma c’è un’altra faccia dell’ego: quella che lo rende un ostacolo.
Un ego che non sa più fare il suo mestiere e che si trasforma in ego rimbambito.
Come si riconosce?
È l’ego che invece di sostenerti, ti riempie di domande inutili, ti blocca, ti porta nell’ansia:
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“Sarò all’altezza?”
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“Cosa penseranno di me?”
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“E se sbaglio?”
In amore o nel sesso, è l’ego che trasforma il piacere in performance, che ti fa pensare al giudizio anziché alla presenza.
In palestra, è l’ego che ti fa confrontare solo coi chili degli altri invece che con i tuoi progressi.
Nella vita sociale, è l’ego che ti spinge a difendere sempre la faccia, anche quando basterebbe ridere di te stesso.
Questo non è un ego da demolire, ma da riconoscere e riportare al suo posto.
L’Io piccolo piccolo: vivere senza lasciare traccia
C’è poi chi non ha un ego forte, ma un Io piccolo piccolo.
Sono quelle persone che stanno sulla terra quasi senza lasciare traccia, senza fare rumore.
Non scelgono, non prendono posizione, non rischiano: seguono correnti, mode, decisioni altrui.
Occupano spazio, ma non incidono.
Un Io piccolo piccolo non crea problemi, ma nemmeno costruisce nulla: è una presenza trasparente.
Al contrario, un Io sano lascia un’impronta, vibra, si afferma.
Un Io rimbambito fa rumore sbagliato, pieno di ansie e teatrini.
Un Io piccolo, invece, resta nell’ombra, incapace di diventare voce del proprio destino.
Quando l’ambiente spegne l’Io
Non sempre però un Io piccolo piccolo nasce da mancanza di coraggio personale.
Ci sono situazioni in cui l’ego non trova il terreno per crescere, perché l’ambiente stesso lo soffoca.
Pensiamo a chi nasce in condizioni di povertà estrema, ai bambini malnutriti che non hanno accesso a istruzione e sostegno, o a popoli interi che, pur pieni di vitalità, non hanno voce sulla scena del mondo.
In questi casi, l’Io non è rimbambito: è stato privato della possibilità di radicarsi.
La dignità di un individuo non dipende soltanto dalla sua forza interiore, ma anche dalle condizioni in cui vive. L’ego ha bisogno di nutrimento sociale e culturale, proprio come un seme ha bisogno di terra fertile per crescere.
“Un Io non cresce nel deserto: ha bisogno di terra, acqua e aria per radicarsi. Senza nutrimento sociale e culturale, resta solo un’ombra.”
3. Il Sé: lo spettatore silenzioso
Ed ecco il terzo elemento, che non annulla l’ego ma lo completa: il Sé.
Il Sé è lo spettatore. È quella parte di te che osserva, che rimane stabile, che non si identifica completamente con l’immagine.
Un esempio semplice: sei al cinema, guardi un film e ti emozioni per la storia del protagonista. Ma dentro di te sai di non essere quel personaggio: sei lo spettatore.
Così funziona il Sé: guarda il film della tua vita, partecipa, sente, ma non viene travolto fino a perdersi.
Il Sé non distrugge l’ego: lo guarda, lo comprende, lo mette in prospettiva.
4. Integrare le tre immagini
L’equivoco più grande nasce quando si pensa che ci sia da scegliere tra Ego o Sé.
In realtà, la verità è più sottile:
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Senza ego sano, non hai identità.
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Con troppo ego rimbambito, ti perdi in ansie e blocchi.
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Con il Sé, impari a dare il giusto peso ad entrambe le cose.
Non è “uccidere l’ego”, ma imparare a viverlo senza esserne schiavi.
5. Vita quotidiana: esempi concreti
Vediamo come questo schema funziona nella pratica:
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In amore
Ego sano: “Io sono e mi mostro come sono.”
Ego rimbambito: “Piacerò abbastanza? Mi giudicherà?”
Sé: “Sento ciò che provo e scelgo come viverlo.” -
Nel sesso
Ego sano: ti dà sicurezza, ti fa entrare nell’intimità con forza e chiarezza.
Ego rimbambito: ti blocca, ti riempie di paure sulla performance.
Sé: ti fa restare presente al piacere, al corpo, all’esperienza. -
Nello sport
Ego sano: ti sprona a superare i tuoi limiti.
Ego rimbambito: ti fa confrontare ossessivamente con gli altri.
Sé: ti ricorda che il vero avversario sei tu stesso, ieri.
Rifletti: L’Ego non è un nemico
Il problema non è avere l’ego.
Il problema è non riconoscere che tipo di ego sta guidando la scena.
Un ego sano ti fa dire “io sono”; un ego rimbambito ti inchioda alle paure; il Sé ti permette di osservare tutto e scegliere con lucidità.
Non si tratta di demolire, ma di integrare.
Perché chi ha un ego piccolo piccolo, come scrivevi anche tu, non sa chi è.
E chi vive solo nell’ego rimbambito, dimentica di vivere.
“Un ego sano ti radica, un ego rimbambito ti confonde, ma è il Sé che ti ricorda chi sei davvero.”
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