Presenze che non lasciano traccia

Se non mi fai vibrare, non stai lavorando: stai solo occupando spazio.

Non mi piacciono le donne che non ti fanno sentire nulla.

Puoi essere bella, elegante, allenata, truccata bene… ma se non mi lasci niente dentro — nemmeno un'eco nella pancia, una tensione nel petto, un ricordo nella gola — allora sei solo immagine. Corpo. Guscio. Silenzio.

E il silenzio, quando è vuoto, non mi interessa.

Viviamo in una società dove troppi ruoli sono diventati maschere. Dove l'idea stessa di "essere qualcosa" è più una dichiarazione da bio su Instagram che una verità incarnata.

Una donna dice di essere una PR, di lavorare nei locali, di sapere come funziona l'ambiente. Ma poi la inviti a creare atmosfera, e ti risponde: "Porta tu ragazze, amici, energia."

E io, in silenzio, penso: "Ah, ok. Quindi il tavolo è tuo solo quando c'è da sedersi, ma è mio quando c'è da farlo vivere?"

Come dire: se devo portare io le ragazze, gli amici, e anche l'atmosfera, allora il tavolo è mio. Non tuo. Tu sei solo seduta lì.

È come se uno chef ti invitasse al suo ristorante e ti dicesse: "Porta tu gli ingredienti, i clienti, e magari cucina anche tu." Ma che ristorante è? Che valore ha?

Il valore non sta nello spazio che occupi, ma nella vibrazione che crei.

Quando una donna ti invita nel suo mondo e poi non sa accendere nulla, non sa far fluire uno scambio vero, un movimento, un fuoco, allora non sta vivendo. Sta replicando un ruolo vuoto.

E attenzione: non è solo una questione di locali o PR. Questo vale per tutto.

Vale per quella che dice di essere artista, ma non trasmette nulla. Per quella che si presenta come "indipendente e forte", ma è fredda come una parete. Per quella che si vanta di essere sensuale, ma non riesce a muovere nemmeno uno sguardo che ti arrivi dentro.

E allora non sei sensuale. Non sei forte. Non sei presente.

Se io sto accanto a te e non sento nulla, se mi parli e non mi resta in testa neanche una parola, se ti guardo e non mi arriva nemmeno un microscopico brivido... allora per me è come se non ci fossi.

Perché la verità è questa: non mi interessa una donna che c'è. Mi interessa una donna che si sente.

Mi interessa quella che vibra, che emana qualcosa, che mi costringe a respirare in modo diverso solo perché è lì. Mi interessa quella che, anche quando tace, lascia una presenza.

E questo vale in tutto: nel sesso, nella musica, nell'allenamento, nella comunicazione.

Una scopata senza anima è ginnastica. Una musica che non emoziona è rumore. Un corpo senza tensione è solo un contenitore.

E una donna che dice di "fare la PR" ma non sa creare atmosfera... non sta lavorando. Sta solo aspettando che qualcuno le porti la vita.

Ma non sono io a doverlo fare per lei.

Non sono io a doverla accendere. Non sono io a dover portare energia, relazioni, stimoli, movimento. Se lo faccio, lo faccio perché io vibro. Ma non posso essere io a vibrare per due.

Ci sono donne che ti parlano e ti lasciano un segno per ore. Altre che ti abbracciano e ti cambiano la giornata. Altre ancora che ti fanno sentire vivo solo per come si muovono nello spazio.

Quelle donne non stanno cercando di piacere. Stanno creando presenza.

E poi ci sono quelle che si fanno belle, si mettono in mostra, e ti dicono: "Dai, adesso tocca a te far succedere qualcosa."

No, grazie. Se tu non mi fai vibrare, non stai lavorando.

Stai solo occupando spazio. E lo spazio, per quanto costoso possa essere... non vale niente, se è vuoto.

E io, con il vuoto, non ci faccio più niente.

Se sei una donna e dici di essere qualcosa, fallo vibrare. Fallo vivere. Lascia un segno. Perché non sarà mai il titolo a definire il tuo valore, ma la sensazione che lasci.

E se non lasci niente... allora è meglio lasciar perdere.