Le nuvole passano, il cielo osserva
Hai mai notato come un fastidio, un pensiero, un’emozione possano afferrarti?
Un tremore che scuote le mani, un prurito che pizzica la pelle, una preoccupazione che si annida nella mente come una nuvola scura.
All’improvviso, sembra che tu sia quella nuvola.
“Sono questo tremore,” dici.
“Sono questo fastidio.”
“Sono questa paura che non mi lascia.”
Ma se ti fermi un attimo, se alzi gli occhi al cielo dentro di te, scopri una verità semplice e antica:
le nuvole non sono il cielo.
E tu non sei le nuvole.
Ogni fastidio è una nuvola
Immagina un tremore, come quello di una madre che sente il suo corpo sfuggirle.
È una nuvola, forse grigia, che si muove lenta nel cielo della sua consapevolezza.
O un prurito, come quello che pizzica il cuoio capelluto, insistente, che ti chiama a reagire.
Un’altra nuvola, piccola ma ostinata, che attraversa il tuo cielo.
O magari un’ombra di abbattimento, una tristezza che sembra coprire tutto.
Anche quella è una nuvola, pesante, ma destinata a passare.
Questi sono i “solletichi” della vita: sensazioni, emozioni, pensieri che arrivano senza invito.
Un tremore che non controlli.
Un prurito che non scegli.
Una preoccupazione che si accende alle tre di notte.
Non sono te.
Sono nuvole.
E le nuvole passano.
Guardarle da lontano
Come si fa a non essere la nuvola?
Non si tratta di scacciarla, di combatterla, di spingerla via.
Più ti sforzi di mandare via una nuvola, più sembra restare.
Il segreto è più semplice: guardala da lontano.
Immagina di essere sdraiato su un prato, l’erba fresca sotto di te, il profumo dell’aria che ti avvolge.
Alzi gli occhi, e c’è il cielo, vasto, azzurro, immutabile.
Il tremore, il prurito, la tristezza sono nuvole che passano sopra di te.
Non devi toccarle.
Non devi afferrarle.
Solo osservarle.
“Lascia stare il tremore,” puoi dire a te stesso o a chi ami.
“Non serve combatterlo. È come una nuvola che passa. Guardala da lontano. Tu non sei una nuvola, sei il cielo, e una nuvola non sarà mai il cielo vasto.”
La spinta dentro di te
C’è una spinta, una scintilla dentro di te, che ti chiama a questo.
È come un ritorno a casa.
Quando smetti di combattere la nuvola, quando la lasci passare, senti qualcosa cambiare.
Il tremore è ancora lì, forse.
Il prurito pizzica ancora.
Ma non sono più tu.
È come se, per un istante, toccassi il cielo dentro di te.
Uno spazio quieto, intatto, dove non c’è lotta, non c’è peso.
È il momento in cui ti accorgi: “Io sono il cielo.”
Questo è il ritorno a casa, la scoperta che sei sempre stato più grande delle nuvole che attraversano il tuo orizzonte.
L’ho provato con un prurito, un fastidio che sembrava afferrarmi.
Ho chiuso gli occhi, ho respirato piano, e ho immaginato:
“È una nuvola che passa. Io sono il cielo.”
Il prurito era ancora lì, ma non era più me.
Era lontano, come una nuvola che si sfalda all’orizzonte.
E in quel momento, ho sentito quella spinta, quel ritorno a casa.
Uno spazio dentro di me dove ero libero.
Come vivere da cielo
Vuoi aiutare qualcuno a trovare questo spazio?
Una madre, una sorella, un amico che trema, che si sente abbattuto, che si perde nelle nuvole?
O vuoi ritrovarlo tu stesso?
Ecco come fare, passo dopo passo, su quel prato immaginario.
Respira come il cielo
Chiudi gli occhi, o trova un punto da guardare, come se fosse l’orizzonte.
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Inspira contando fino a quattro: 1, 2, 3, 4.
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Trattieni per un momento: 1, 2.
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Espira lentamente: 1, 2, 3, 4, 5, 6.
Se il corpo trema, se la mente corre, va bene.
Le nuvole si muovono, il cielo resta fermo.
Osserva la nuvola
Nota il tremore, il prurito, la paura.
Dov’è? Nelle mani? Nella pelle? Nel petto?
Non combatterlo.
Non giudicarlo.
È una nuvola.
“Eccoti,” puoi dire. “Stai passando.”
Guardala come se fossi sdraiato su un prato, con il cielo sopra di te.
È solo una nuvola, e tu sei il cielo.
Trova il tuo cielo
Chiediti: “Com’è la nuvola ora? È ancora lì? Sembra più lontana?”
Non devi scacciarla.
Anche se resta, tu sei il cielo, vasto, tranquillo, sempre presente.
Quel momento in cui la nuvola sembra più leggera, più lontana, è il tuo ritorno a casa.
È il tuo cielo che si rivela.
Un invito per chi ti sta accanto
Se vuoi aiutare qualcuno, come una madre che trema, siediti con lei.
Prendile la mano, se vuole.
Respira con lei.
Dille piano:
“Immagina di essere sdraiata su un prato, guardando il cielo. Il tremore è una nuvola che passa. Lasciala stare, guardala da lontano. Tu non sei una nuvola, sei il cielo.”
Non serve che capisca tutto.
Non serve che la nuvola sparisca.
Basta un momento, un respiro, un istante in cui sente il cielo dentro di sé.
Insegnarlo a chi si prende cura di lei è semplice.
Dì loro: “Quando è triste o agitata, respira con lei. Poi dille che il tremore è una nuvola, e lei è il cielo. È un modo per farla sentire più leggera.”
Scrivi su un biglietto:
“Lascia stare il tremore, è una nuvola che passa. Tu sei il cielo.”
Lascialo dove può vederlo, come un promemoria del suo cielo interiore.
Le nuvole cambiano, il cielo resta
Non importa quanto siano scure le nuvole.
Non importa quanto sembri forte il vento.
Il tremore, il prurito, la paura, la tristezza: sono nuvole.
Possono coprire il cielo, ma non lo toccano.
Tu sei il cielo.
Sei lo spazio in cui tutto accade.
Sei la quiete che resta, quando le nuvole passano.
Sdraiati su quel prato, dentro di te.
Alza gli occhi al cielo.
Guarda le nuvole passare.
E ricorda: sei a casa.
