Due Tipi di Uomini, Due Tipi di Donne? La Vera Differenza è un’Altra. Oltre il Muro del Marketing!
“Il marketing ti illude di scegliere, ma in realtà ti sta solo vendendo l’unica gabbia che ha in magazzino.”
Il mondo è pieno di gente che divide tutto in due: uomini ricchi e uomini poveri, donne di lusso e donne povere, Dubai scintillante e Cuba disperata.
Che fantasia sterminata! Sempre la stessa minestra: due scaffali in un supermercato cosmico, e tu lì con il carrello a “scegliere”.
E allora ecco i due tipi di uomini, come ripetono in coro le oracolesse del nulla: da una parte il principe col portafoglio gonfio che ti compra fiori, gioielli, viaggi e un biglietto per l’illusione di contare qualcosa; dall’altra il miserabile che non paga, e quindi non vale. La misura del valore ridotta allo scontrino.
Per loro, l’uomo che paga vale, quello che non paga è un fantasma. Non importa se uno sotto un ponte ti darebbe la sua coperta per non farti gelare, mentre un altro a Dubai ti regala diamanti solo per mettere la catena più pesante al collo. Il valore è un bancomat: se eroga, è amore; se non eroga, è niente.
Eppure Goethe, due secoli fa, se la rideva già di questi riduzionismi da mercato rionale:
“Trattate un essere umano per quello che è, e rimarrà quello che è.
Trattate un essere umano per quello che può e deve essere, e diventerà quello che può e deve essere.”
Ma chi oggi ha voglia di vedere ciò che l’altro può diventare? È molto più comodo dire: paga o non paga? Ha valore o non ha valore? Così non rischi di sbagliare. Così non rischi proprio niente.
E le donne? Sempre due.
Il copione si ripete anche lì: due tipi di donne. Quelle che inseguono il lusso — yacht, jet privati, ristoranti da mille euro a bottiglia — e quelle che si vantano di essere “povere ma felici”. Due sceneggiature prefabbricate: la “zoccola scintillante” e la “santa dimessa”.
E in mezzo? Il vuoto.
Non esiste una donna che costruisce. Non esiste una donna che, con un uomo, si inventa una strada diversa. No, troppo complicato. Molto meglio scegliere se farti pagare la borsa firmata o un caffè ristretto nella periferia scrostata.
La grammatica è sempre la stessa: scegliere, scegliere, scegliere.
Scegliere come si sceglie un pacco di biscotti: quelli con più zucchero o quelli integrali che fanno bene alla coscienza. Nessuna responsabilità, nessun sudore, nessuna creazione.
Scegliere è da consumatori. Costruire è da vivi.
La verità è semplice: scegliere è il verbo dei pigri, dei parassiti, degli spettatori. Costruire è il verbo dei vivi, degli animali che hanno ancora dentro il sangue della lotta e della creazione.
Scegliere Dubai o Cuba, scegliere l’uomo che paga o quello che non paga, scegliere la donna che si vende o quella che si accontenta… sempre e solo etichette, sempre e solo scaffali.
Costruire invece è piantare un seme e avere il coraggio di annaffiarlo giorno dopo giorno. È sbagliare, ricominciare, litigare, ridere, cadere e rialzarsi. È inventarsi un giardino dove prima c’era solo un terreno bruciato.
Scegliere ti fa consumatore. Costruire ti fa creatore.
Oltre i confini della ragione: Parvati e la costruzione originaria
C’è un’immagine che parla più di mille slogan: Parvati, moglie di Shiva.
Non la Parvati da cartolina spirituale, ma la Dea che illumina e che diventa a sua volta illuminata.
Perché solo chi oltrepassa i confini della ragione — quelli che la società recita a pappagallo come fossero comandamenti da supermercato — può finalmente abitare il proprio vivere originario.
Non “scegliere” tra un uomo che paga e uno che non paga, tra Dubai e Cuba, tra santa e zoccola.
Quello lo fanno già le comparse, le pecore ammaestrate dal marketing che chiamano “libertà” l’avere due scaffali invece di uno.
Costruire significa uscire dalla pubblicità del sistema e farsi luce da soli.
È il gesto divino e umano insieme: non accontentarsi di ripetere, ma osare creare.
L’inganno del binario
Il binario è comodo perché ti evita la fatica della responsabilità. Se sbagli scelta, puoi dire che era destino, che c’erano solo due possibilità.
È il trucco di tutte le ideologie sterili: ridurre il mondo a bianco o nero, alto o basso, povero o ricco, sacro o profano.
Così funziona anche l’amore ridotto a logica di mercato. Non vivi un legame, consumi un prodotto. Non conosci una persona, ti abboni a un servizio. Non ami, scegli.
La vera differenza non è tra uomini e donne, ma tra logiche
Ecco il punto. Non esistono due tipi di uomini e due tipi di donne.
Esistono due tipi di logiche:
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La logica del mercato, dove tutto si compra e si vende, dove il valore si misura in bonifici e scontrini.
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La logica della costruzione, dove il valore nasce dal riconoscere il potenziale e dal costruire insieme qualcosa che prima non c’era.
La prima è il supermercato.
La seconda è la vita.
Rifletti: dall’abisso al legame
Quando ascolto certi discorsi, mi sembra di vedere due rocce divise da un abisso: su una roccia le luci di Dubai, sull’altra il romanticismo da quattro soldi della povertà esibita. In mezzo, il vuoto.
Ma io credo che la vera sfida sia tendere un ponte, costruire un legame. Non importa se sei a Dubai o a Cuba, se hai un Rolex o una camicia lisa. Importa se hai il coraggio di costruire.
Perché il vero amore, al suo massimo significato, è amicizia: quell’amicizia che non ha bisogno di scaffali, di marketing o di maschere, ma si nutre di presenza, rischio, sincerità e costruzione reciproca.
È lì che l’abisso si chiude e nasce il legame.
Ed è solo chi ha davvero oltrepassato i confini della ragione che comprende cosa significhi costruire e non semplicemente scegliere.
Si costruisce, passo dopo passo, giorno dopo giorno, come un’opera viva che porta dentro di sé il rischio, la bellezza e la forza della creazione.
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