La Pace Non È un Miracolo

Quando la Guerra si Fa Religione, il Genocidio Diventa Virtù

Il pensiero di Claudio Simeoni come specchio tagliente su un mondo che confonde la civiltà con il diritto alla distruzione.

A troppe persone piace la guerra. Non perché siano soldati. Non perché amino la strategia. Ma perché, sotto sotto, godono nel sentirsi più forti di qualcun altro. Più vivi, ma solo perché hanno il dito sul grilletto mentre gli altri tremano. La guerra è il porno degli insicuri: ci si masturba sul potere finché si dimentica che l’altra metà dell’umanità sta morendo sotto le bombe.

Claudio Simeoni, con la sua lucidità ferina, autore de La stirpe dei titani, non si limita a denunciare le bombe. Le scava. Le smonta. E ci mostra che dentro non c'è solo esplosivo, ma ideologia. Educazione. Religione. Una concezione del mondo in cui il dominio è sacro e la pietà è un atto di debolezza.

Il genocidio a Gaza? Una liturgia. Un rituale bellico fatto di urla, cemento sbriciolato e bambini come effetti collaterali. Ma chi è il vero devoto di questa religione del massacro? Non chi la subisce. Ma chi la perpetua dicendo che è necessaria. Che è giusta. Che è difesa.

Simeoni ci sbatte in faccia una domanda impresentabile nei salotti democratici: "Quando gli ebrei decideranno di entrare nella società civile?" Non è provocazione, è chirurgia. È un taglio netto su un nervo scoperto: l'incapacità di superare un'identità storica costruita sull'essere vittime, ma agita oggi con la furia dei carnefici.

E allora si può capire perché Simeoni evochi Roma. Non come simbolo di potenza, ma come promemoria. La Roma che, stufa delle rivolte messianiche, rase al suolo Gerusalemme. Attenzione, sembra dirci Simeoni, perché a forza di invocare la guerra santa, si rischia di incontrare qualcuno più santo di te, e con più missili.

Il problema non è Israele in sé. Il problema è ogni civiltà che confonde la tecnologia con l'etica, e che crede che l'evoluzione sia misurabile in testate nucleari e non in capacità di proteggere i più fragili. Il problema è quella cultura che ha smesso di piangere per la Shoah, perché ora ha il joystick dei droni.

La guerra, ci ricorda Simeoni, è bella solo quando la fai. Quando la subisci, puzza di merda e paura. Ma a chi lo spieghi, a chi ha fatto della forza un Dio e della compassione un fastidio?

Non cresciamo nel culto del dominio. Non preghiamo davanti all'altare delle bombe intelligenti. Cresciamo, se vogliamo davvero evolverci, in quella selvatica e potente umanità che sa ancora emozionarsi di fronte a un tramonto invece che a una detonazione.

E allora la vera domanda non è cosa farà l’Iran, Israele o l'America. La vera domanda è, come già anticipato ne La stirpe dei titani, "quando decideremo di uscire tutti da questa religione del potere e della guerra e cominciare, finalmente, a essere umani?"

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