Quando il Voto Non Basta: Perché Devi Imparare a Decifrare il Linguaggio del Potere
Un Sì può diventare un No, un No può diventare un "non ho capito": ecco perché saper leggere è già un atto di ribellione
Ieri e oggi milioni di italiani sono stati chiamati a votare su temi delicatissimi: lavoro, diritti, cittadinanza. Eppure, tantissimi, usciti dalla cabina elettorale, si sono fatti la stessa domanda:
"Ma ho votato giusto? Ho capito davvero cosa voleva dire quel quesito?"
Non è ignoranza. È una trappola.
Il trucco del linguaggio: abrogare la deroga della deroga
Le domande referendarie sono state scritte con una precisione chirurgica da burocrati esperti di ambiguità.
"Vuoi abrogare la norma che deroga l'articolo che prevede l'esclusione della reintegra?"
A questo punto, anche il cittadino più onesto e desideroso di fare la cosa giusta si blocca. Si sente incapace. Si sente ignorante. Ma non lo è.
Il problema non è la testa del cittadino. Il problema è il linguaggio pensato per confondere.
Non si tratta solo di italiano difficile: è un codice chiuso, come se ci fosse un filtro invisibile che ti dice: "Puoi votare, ma non puoi capire".
Perché fanno così? Una strategia che viene da lontano
La confusione non è un incidente. È una strategia antica.
Nel tempo delle monarchie, si scrivevano leggi in latino perché il popolo non potesse discuterle. Oggi, si usano commi, controcommi, articoli da abrogare e riferimenti incrociati. Cambia il lessico, ma la logica è la stessa: creare distanza tra chi decide e chi subisce.
Un popolo che non capisce, non decide. Un cittadino che non sa leggere il potere, non lo può contestare.
Non serve solo votare. Serve decifrare.
Il vero atto democratico non è solo mettere una X. È capire su cosa stai mettendo quella X.
E questo vale ovunque:
- Quando firmi un contratto.
- Quando accetti i "termini e condizioni".
- Quando ascolti un politico parlare per mezz'ora senza dire nulla.
Il potere non mente con le parole: mente con le forme delle parole.
Quando ti dicono: "stiamo semplificando le procedure", spesso stanno togliendo diritti. Quando parlano di "flessibilità", spesso stanno parlando di precarietà. E quando parlano di "abrogare una deroga", è lì che capisci che non vogliono farsi capire.
Ma allora... siamo condannati?
No. Se stai leggendo questo articolo, hai già fatto il primo passo: ti sei accorto del trucco.
La consapevolezza è già una forma di resistenza.
Possiamo imparare a decifrare.
Possiamo:
- Chiedere spiegazioni semplici senza vergognarci.
- Creare spazi di confronto dove si traducono i testi di legge in parole vive.
- Insegnare a scuola non solo a votare, ma a capire cosa si vota.
E possiamo anche dire: "Io, oggi, non ho capito tutto, ma voglio capirlo domani". Questo è più potente di mille croci messe per abitudine.
La prossima volta, non sarai solo
Questo articolo nasce da una verità semplice: tantissime persone non hanno capito i quesiti referendari. Non perché siano pigre o ignoranti, ma perché sono stati scritti per non farsi capire.
E allora il vero atto politico, oggi, non è accusare chi ha sbagliato a votare.
È creare uno spazio dove imparare, domandare, decifrare insieme.
Perché la prossima volta, il potere dovrà fare i conti con una cosa che teme più delle urne vuote:
Un cittadino che capisce.