Ogni gesto è musica. Ogni corpo è strumento. Ma solo chi suona da dentro… può far vibrare anche l’altro.

Suono per Ricordarmi, Non per Convincere

Non scrivo o suono per insegnare.
Scrivo per non dimenticare chi sono.
Soprattutto quando mi trovo in mezzo a chi canta per piacere, predica per sentirsi importante, seduce per paura di non valere, o si allena solo per apparire.

Ogni parola che metto giù è un gesto di presenza.
Ogni frase, un passo per non perdermi.
Non sto dicendo a te chi dovresti essere.
Sto dicendo a me dove inizia il mio centro e dove finisce il rumore.

Il mio lavoro non è formarti, è riformarmi

Il mio lavoro su questi siti non è fare il coach, il formatore, il leader spirituale.
Il mio lavoro è uno solo:
riformarmi ogni volta che mi perdo.

Scrivere è come tornare in palestra dopo un periodo in cui ti sei lasciato andare.
Lo senti subito se stai facendo gli esercizi solo per abitudine, o se li stai facendo con ascolto.

Se vai in palestra e non ti alleni per capire come funziona davvero il tuo corpo,
se non ti chiedi cosa ti blocca, cosa non senti, dove perdi forza…
allora non ti stai allenando davvero.

Stai solo ripetendo un gesto morto.
E ti abitui a un corpo che non cambia — ma che ti consuma.

Ogni parola è come un suono

Vale lo stesso per chi suona uno strumento.
Un musicista può stare ore sullo stesso pezzo.
Ma se non ascolta cosa succede dentro mentre lo suona,
quel suono non avrà mai anima.

Ecco, io scrivo per sentire quel suono.
Per capire se ciò che vibra dentro di me sta vibrando anche fuori.
Per questo ogni articolo che scrivo è come un esercizio musicale:
non per impressionare il pubblico,
ma per accordare me stesso.

Non voglio essere un maestro. Mi basta non diventare un imitatore.

Viviamo in un mondo in cui tutti vogliono diventare qualcosa.
Influencer, modelli, oratori, guru, motivatori…
Ma a me basta non diventare una copia di quello che mi circonda.

Quando scrivo, non è per guidare te.
È per non perdere me.

E se quello che scrivo ti parla,
non è perché ti sto parlando.
È perché — per un attimo —
ci siamo riconosciuti nella stessa frequenza.

E se risuona anche in te…

…è solo perché anche tu stai cercando il tuo suono.
Il tuo centro.
Il tuo passo.

Allora forse, anche se non ci conosciamo,
non siamo poi così soli.