Cervello e Cazzo: Due Modi per Stare Eretici
Quando Aldo Busi e Rocco Siffredi ci spiegano il sesso senza inginocchiarsi né davanti all'amore, né davanti alla pornografia.
Viviamo in un’epoca in cui il sesso sembra essere ovunque, ma la riflessione sul sesso non abita quasi più da nessuna parte. O è pornografia a buon mercato, o moralismo d’accatto. Due poli apparentemente opposti che in realtà si assomigliano: entrambi servono a non pensare, a non sentire, a non disturbare troppo l’ordine costituito dei sentimenti addomesticati.
Poi ci sono loro due: Aldo Busi e Rocco Siffredi. Due che il sesso l’hanno preso in piena faccia. Ma uno lo ha trasformato in letteratura, l’altro in mestiere. Uno lo ha sublimato nell’impossibilità di raccontarlo senza tradirlo. L’altro lo ha vissuto in ogni piega, in ogni orifizio, per poi spiegarlo come fosse un’arte marziale: rispetto, tecnica e sudore.
Busi: l’orgasmo della parola
In Sodomie in Corpo 11, Busi ci trascina in una scrittura febbrile dove ogni frase è un amplesso con l’abisso. Il sesso non è piacere: è una vendetta del corpo contro l’intelligenza. Lì dove altri si masturbano, Busi scrive. Lì dove gli altri eiaculano, Busi partorisce metafore. Il suo cazzo non è una carne: è un’idea. Un’idea che si scontra con un mondo che non ha voglia di sentire, ma solo di godere meccanicamente.
“Il mio cazzo era il perfetto diagramma del mio cervello, erano fusi e intimamente alieni, in guerra.”
Per Busi, l’atto sessuale è il terreno minato dove far esplodere tutte le finzioni. Quelle della virilità, dell’omosessualità istituzionalizzata, del romanticismo posticcio. Ogni orgasmo vero è anche un suicidio simbolico. E chi non è pronto a morire ogni volta, sta solo giocando col corpo degli altri.
Siffredi: il sesso come palestra della verità
Nel suo Sex Lessons, Siffredi prende il toro per le corna (letteralmente e metaforicamente) e ci accompagna in una serie di lezioni sessuali che sembrano più sincere di mille discorsi sul “sentire”. Perché lui ha visto tutto: la bellezza e la deformità, il desiderio e l’angoscia di chi non riesce ad amare il proprio corpo.
"Le migliori scopate della mia vita sono state con donne imperfette. Perché avevano occhi sicuri e mani che sapevano dove andare."
Rocco ha fatto del sesso il suo mestiere, ma non lo ha mai separato dalla dignità del corpo umano. Il suo messaggio, sotto l’apparente semplicità, è devastante: chi crede che il sesso sia solo istinto, è un dilettante. Chi invece lo vive come una forma di educazione permanente – fisica, emotiva, relazionale – ha capito tutto.
Due eretici, una sola bestemmia: dire la verità
Quello che accomuna Busi e Siffredi è il loro essere eretici del corpo. Nessuno dei due si inginocchia: né davanti all’amore idealizzato, né davanti alla pornografia automatica. Entrambi odiano la falsità, ma la combattono con armi diverse.
Busi colpisce con la parola, come se volesse decostruire l’erezione stessa.
Siffredi ti insegna a reggerla, conoscerla, viverla senza vergogna.
Il primo scrive come un sacerdote dell’apocalisse carnale, il secondo agisce come un atleta dello spirito incarnato. Ma entrambi ti costringono a guardarti allo specchio. E se non ti piaci, o non godi, o non scrivi, o non scopi... la colpa non è di Dio, né del porno. La colpa è che non hai ancora avuto il coraggio di essere nudo davvero.
In un mondo che separa continuamente il corpo dalla mente, l’oscenità dalla poesia, la pornografia dall’amore, Busi e Siffredi ci mostrano che ogni divisione è una scusa per non vivere. Entrambi, a modo loro, ci invitano a una verità più scomoda, più cruda, ma anche più erotica: non c’è salvezza senza desiderio, non c’è verità senza orgasmo.
E l’orgasmo, quello vero, che sia scritto o vissuto, non lo dimentichi mai.
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